Ha dell’incredibile la storia di Daniel Chong, un ragazzo di 23 anni, che ha deciso di denunciare la Dea – la divisione antidroga americana -, perché dimenticato chiuso in una piccola cella per quasi cinque giorni, senz’acqua, cibo e servizi igenici. Il ragazzo ha 20 milioni di dollari di risarcimento. Era stato arrestato durante una retata.
La vittima del “soggiorno da incubo” è uno studente di San Diego, Stati Uniti. I fatti risalgono al 20 aprile ma sono venuti fuori solo dopo che Daniel Chong ha deciso di fare causa alla Dea. Chong ha raccontato che quella sera era andato a casa di alcuni amici per fumare erba. Dopo aver passato lì la notte, il mattino seguente lui e i suoi amici si sono ritrovati circondati da agenti che avevano fatto irruzione in casa nell’ambito di un’operazione antiecstasy.
Il raid ha portato al sequestro di 18 mila pasticche, altre droghe e alcune armi. Nove persone, incluso lo studente, sono state portate al quartier generale della Dea per essere fotografate e interrogate. Dopo le operazioni di routine, sette persone sono state condotte in una prigione della contea di San Diego e una è stata rilasciata.
Non ha avuto la stessa sorte Chong, che è invece rimasto chiuso nella sua cella, senza che nessuno se ne accorgesse. Aveva provato ad attirare l’attenzione degli agenti, tirando calci alla porta e urlando. Ma nessuno pare averlo sentito. Le ore sono diventate giorni e Chong per sopravvivere ha bevuto la sua urina e ha ingerito una polvere bianca trovata in cella.
Ha cominciato ad avere allucinazioni, dovute proprio alla polvere trovata in cella, che si è poi scoperto essere metanfetamina. Quando alla fine le autorità si sono accorte di lui, respirava a malapena. È stato portato in ospedale dove è rimasto in terapia intensiva per tre giorni. Ha rischiato una crisi renale. «Non riuscivo a credere che tutto ciò fosse legale», ha affermato Chong, aggiungendo che pensava che non ne sarebbe uscito vivo.
La Dea si è scusata per l’accaduto. «Il ragazzo non aveva commesso alcun crimine – ha detto un agente sotto anonimato – e avrebbe dovuto essere rilasciato. Il protocollo, inoltre, prevede che le celle siano ispezionate ogni notte. Quella di Chong non aveva bagno perchè non era fatta per passarci la notte».