Qualche giorno fa gli ex dirigenti bahai hanno cominciato il quinto anno di prigione e le persecuzioni contro i loro correligionari si intensificano. La denuncia è contenuta in un comunicato Casa Universale di Giustizia in una lettera che ha mandato ai bahai dell’Iran l’11 maggio 2012.
I sette prigionieri – si legge nella lettera – devono ora affrontare la cupa prospettiva di altri 16 anni in carcere per crimini che non hanno commesso. La prossima settimana sarà trascorso un anno dalle incursioni in alcune case bahai associate a un’iniziativa informale per offrire gli studi superiori a membri della comunità ai quali è impedito accedere all’università. Poco dopo nove insegnanti hanno subito dure condanne. La detenzione e la condanna di questi e di altri bahai – aggiunge la Casa Universale di Giustizia – sono un riflesso dell’oppressione che grava su tutti gli iraniani che aspirano alla libertà.
La lettera riferisce anche di aggressioni a danno di bambini e ragazzi. Un bimbo di due anni sarebbe stato trattenuto in prigione per qualche giorno assieme alla madre. Una scolara sarebbe stata picchiata dall’insegnante perché non aveva partecipato alle preghiere collettive (sciite). Un madre sarebbe stata brutalmente arrestata dalle guardie sotto gli occhi dei due figlioletti.
«Dai bambini in età scolare agli anziani, dai sette ex dirigenti a semplici paesani, nessun bahai in Iran sfugge alle crudeli e calcolate persecuzioni escogitate dal governo iraniano e dai suoi agenti», ha commentato Diane Alai, rappresentante della Bahai International Community presso le Nazioni Unite a Ginevra. I sette ex dirigenti hanno subito la condanna più dura, vent’anni, di qualsiasi altro prigioniero di coscienza oggi detenuto nelle carceri iraniane, ha aggiunto Alai. «Le condizioni (di detenzione) sono difficili, il cibo è scadente e l’igiene è scarsa, tanto che la maggior parte di loro ha avuto problemi di salute» conclude la rappresentante bahai.