“Deve esserci Al Qaeda dietro” le stragi del 10 maggio a Damasco, dove un duplice attentato suicida provocò più di 50 morti e 372 feriti. E’ quanto ha affermato il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, parlando dell’attacco più sanguinoso dall’inizio della rivolta in Siria contro il regime di Bashar al-Assad, il 17 marzo 2011. Ban lo ha definito “immenso, grave, sorprendente e allarmante”.
Anche per Stati Uniti e Russia quella del coinvolgimento di al Qaeda risulta un’ipotesi fondata. Il regime siriano recentemente ha sottoposto al Palazzo di Vetro una lista con i nominativi di 26 individui, per lo più cittadini tunisini o libici, arrestati per sospetta partecipazione ad attività terroristiche. Venti di loro avrebbero confessato di appartenere ad Al Qaeda. “Nel corso degli ultimi quindici mesi”, ha denunciato Ban, “sono state uccise come minimo oltre novemila persone, forse addirittura diecimila. Ormai si è raggiunta una situazione intollerabile”.
L’ex ministro degli Esteri sud-coreano ha anche condannato i due attacchi dinamitardi contro altrettanti convogli degli osservatori dell’Onu, inviati a vigilare sull’osservanza del cessate-il-fuoco, teoricamente in vigore in Siria dal 12 aprile scorso. Ban al riguardo ha sottolineato che il dispiegamento degli stessi osservatori è di fatto l’unico dei sei punti messi in pratica nell’ambito del piano di pace predisposto da Kofi Annan, suo predecessore nonche’ inviato speciale congiunto delle Nazioni Unite e della Lega Araba per la crisi siriana. Il loro invio ha avuto un “effetto riduttivo” sulle violenze in atto ma, ha ammesso, “non abbastanza, perché non sono cessatde del tutto”, e “pertanto continueremo, per quanto ci sarà possibile, a proteggere la popolazione civile, cercando di compiere al meglio i nostri sforzi”, ha concluso.
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