Libano: riemergono le milizie armate
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Libano: riemergono le milizie armate

La militanza sunnita si radicalizza dopo l'uccisione ad un posto di blocco dell'esercito dello sceicco Ahmed Abdul Wahed, alleato dell'ex premier Saad Hariri.

Libano: riemergono le milizie armate
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22 Maggio 2012 - 13.47


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di Michele Giorgio

Erano in migliaia ieri a Bireh. Tanti armati di mitra. Qualcuno ha sparato in aria per scaricare la rabbia e in segno di saluto, durante i riti funebri per il predicatore sunnita Ahmed Abdul Wahed, ucciso domenica a un posto di blocco vicino Akkar. È stato con ogni probabilità un incidente, l’auto del predicatore non si è fermata all’alt e i soldati hanno aperto il fuoco. I militanti sunniti però non ci credono. Per loro è stato un agguato compiuto su ordine dell’ intelligence libanese, legata ai servizi del regime siriano. Ahmed Abdul Wahed era un amico e collaboratore dell’ex premier Saad Hariri, leader del partito Mustaqbal (Futuro): un altro motivo per organizzare il «complotto», dicono a Bireh, ad Akkar, a Tripoli e nel resto del nord del Libano, storica roccaforte della militanza sunnita. «Sappiamo che lo sceicco Abdul Wahed è stato ucciso intenzionalmente da soldati (libanesi) legati ad Assad», ripeteva ieri il deputato Khaled Daher, di Mustaqbal.

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Daher alza il tiro, mette sotto accusa il governo di cui fa parte il partito «nemico» Hezbollah, alleato di Assad. Al deputato, ad Hariri, a dirigenti e militanti di Mustaqbal, non basta l’arresto di tre ufficiali dell’esercito libanese e di 19 soldati con l’accusa di coinvolgimento nell’assassinio del religioso. I leader di Mustaqbal lavorano per motivare ulteriormente i militanti sunniti nella provincia di Akkar, da dove secondo fonti locali partono gran parte dei rifornimenti clandestini di armi per i ribelli anti-Assad e che l’esercito libanese, su pressione della Siria, prova a bloccare con una ragnatela di posti di blocco. Un clima e una situazione sul terreno che possono esplodere in qualsiasi momento. La crisi siriana potrebbe gettare il Libano in una nuova guerra civile. E se tra il 1975 e il 1990 si sono combattuti prima musulmani e cristiani e poi le fazioni cristiane avverse, questa volta sono di fronte musulmani sunniti e sciiti. Lo si è visto a Tripoli nei giorni scorsi (10 morti e decine di feriti dopo l’arresto del leader salafita al Mawlawi). È accaduto nella notte tra domenica e lunedì a Tariq Jadida (Beirut) dove si sono affrontati per diverse ore i miliziani di Mustaqbal e quelli dell’alleanza nazionale filo-siriana guidata da Shaker Barjawi. Con un bilancio di due morti e 18 feriti. A Beirut scene simili si erano viste quattro anni fa, quando lo scontro tra Hezbollah e i sostenitori di Hariri giunse fin nelle strade di Hamra, la roccaforte sunnita nella capitale libanese. A Beirut ieri erano previsti due raduni: il primo di Mustaqbal e delle forze che compongono il fronte (anti-siriano) «14 Marzo»; il secondo di cittadini libanesi preoccupati dal conflitto settario esploso in più punti nel paese.

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La guerra civile incombe sul Paese dei Cedri. E lo hanno capito le monarchie arabe avversarie di Assad. Il quotidiano arabo (edito a Londra) al Quds al Arabi ieri metteva in evidenza la decisione presa la scorsa settimana daArabia saudita, Qatar e Emirati che hanno esortato (di fatto ordinato) i propri cittadini a lasciare subito il Libano (ieri il Kuwait ha fatto altrettanto). Le autorità di Beirut di fronte a quell’annuncio rimasero di stucco e immaginarono subito i danni che la decisione avrebbe avuto sul turismo. Ma a rischio è molto più della stagione turistica che, ormai, è finita. «Questi tre Stati sono una componente centrale degli Amici della Siria (i paesi che sostengono la ribellione armata contro Assad)… devono perciò essere in possesso di informazioni accurate sul terreno e degli scenari futuri in Libano», ha scritto al Quds al Arabi . E c’è già chi scommette sulla prossima formazione (secondo alcuni già esisterebbe in embrione) dell’«Esercito libero libanese» – sul modello dell’Els che opera in Siria che sarà il braccio armato dei sunniti libanesi.

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