Abdel Hadi al-Khawaja, attivista sciita del Bahrain che ha deposto oggi nel corso del processo d’appello che lo riguarda, ha dichiarato di fronte alla corte, seduto su una sedia a rotelle a causa dello sciopero della fame che sta sostenendo dallo scorso febbraio, “che non vi è alcuna giustificazione legale per la mia detenzione”. Ha chiesto di annullare il processo, definendolo una finzione, confermando la volontà di proseguire la sua protesta contro la condanna all’ergastolo inflittagli per aver partecipato alle manifestazioni che hanno attraversato il Bahrain l’anno scorso, e rivelando anche di essere stato sottoposto ad “alimentazione forzata”.
Khawaja è apparso magro e debole davanti alla corte, ma senza alcuna assistenza medica. Ma ha messo in chiaro che è disponibile a sacrificare la sua vita pur per rivendicare la libertà. Il processo è stato rinviato al 29 maggio, dopo tre ore di sessione durante la quale c’è stato l’intervento di un altro condannato all’ergastolo, Abdel Wahab Hussein, capo della Wafa sciita. Hanno presenziato al processo gli avvocati, i familiari dei prigionieri e diplomatici occidentali. Khawaja ha denunciato gli “eccessi”, gli “insulti” e le “molestie sessuali” che ha dovuto subire dal momento del suo arresto. “Ho subìto dei maltrattamenti violenti e sono stato umiliato”.
Il tribunale speciale aveva condannato nel giugno 2011 anche altri 20 oppositori, tutti con l’accusa di cospirazione contro il sistema. Intanto un altro tribunale ha rinviato al 27 di maggio il processo a carico della figlia di Khawaja, Zeinab, che è stata arrestata un mese fa con l’accusa di aver organizzato la protesta durante la giornata della “Formula 1” nella capitale Manama. Contemporaneamente un altro tribunale del Bahrein ha deciso il rinvio, al 28 maggio, del processo a carico dell’attivista per i diritti umani Nabe el Rajab, accusato di “aver radunato la folla senza autorizzazione”. Più di 30 avvocati, hanno partecipato all’audizione di Rajab, presidente del Centro del Bahrain per i diritti umani.