Un’altra prima volta per un afro-americano. Eletto alla carica più importante. Notizia che certo non fa più scalpore visto che viene dagli stati Uniti. Eppure, è una di quelle news destinate a cambiare in qualche modo la politica americana. In due parole si tratta di questo: la più grande organizzazione sindacale statunitense, quella che raggruppa i dipendenti pubblici (qualsiasi dipendente pubblico, sia “statale”, sia del singolo paese che delle migliaia di municipalità) ha eletto il suo nuovo presidente. E’ Lee Saunders, fino a ieri il numero due dell’organizzazione Afscme, già responsabile della potentissima associazione di New York. Prende il posto di Gerald McEntee, che aveva governato il movimento per ben trentun anni.
Come s’è detto, Lee Saunders è il primo afro-americano ad essere eletto a quella carica. Ha battuto il suo rivale, Danny Donohue, in una competizione durissima, che ha visto i candidati contendersi fino all’ultimo le preferenze di più di un milionbe e trecentomila iscritti. Un esercito.
Che segnale arriva da quest’elezione? Che segnale arriva appena due settimane dopo la sconfitta sindacale (e democratica) nel Wisconsin, dove è stato confermato il Governatore repubblicano, capace di smantellare pezzo dopo pezzo tutti i diritti legislativi a sostegno dei lavoratori.
I commentatori sono divisi. Perché è indubbio che dalla consultazione sindacale esce sconfitto quell leader – Donohue – che, un po’ demagocicamente, sosteneva che le energie e i fondi dell’Afscme dovessero essere spesi più per sostenere i propri iscritti e meno per finanziare le campagne elettorali dei democratici. Al contrario Lee Saunders ha confermato l’appoggio ad Obama. Eppure, neanche il Presidente degli Stati Uniti può stare così tranquillo. Perché il neoleader del sindacato dei pubblici, ha usato le sue prime parole quasi per porre delle condizioni. O almeno così appare.
“E’ evidente che Wall Street e i loro alleati politici sono scatenati contro i diritti dei lavoratori e contro i servizi pubblici”. E allora, il sindacato è disposto ad appoggiare per l’ennesima volta il candidato democratico alla Casa Bianca (e i candidati democratici) a patto però che il Presidente scelga da che parte stare: o la finanza o il mondo del lavoro, o Wall Street o le vittime di Wall Street. E l’arrivo sulla scena di un sindacalista radicale forse non è la miglior notizia per Obama.