Il giorno dopo l’inizio delle consultazioni di Benedetto XVI sui problemi che affliggono il governo centrale della Chiesa attraversato da lotte intestine e fughe di documenti, la Santa Sede tenta di ricomporre un’immagine unitaria cui ormai, però, credono in pochi. La smentita di giornata nei confronti dei giornali è toccata ancora una volta al direttore della Sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, che solo due giorni fa la stessa Segreteria di Stato ha provato a esautorare nominando una sorta di portavoce parallelo nel giornalista della Fox News e dell’Opus Dei Greg Burke. Rapporti tesi, dunque, nei sacri palazzi.
“Il segretario di Stato – ha detto Lombardi – è ben presente alla riflessione del Papa, svolge un ruolo centrale, e non possiamo ogni volta che partecipa o non partecipa a un incontro leggere questo fatto come un segno di appoggio o no da parte del Papa”. Insomma la lettura pressoché unanime data dai media circa gli incontri di del Papa con cardinal fidati, viene definita “tendenziosa”; e tuttavia sono stati altri porporati a porre il tema delle dimissioni di Bertone.
La realtà è che a dicembre il cardinale Bertone compirà 78 anni e potrà quindi lasciare con tutti gli onori il suo posto, ma dato che il problema non è solo della persona ma di una Curia vaticana ormai incapace di rappresentare le istanze complesse della Chiesa universale, i contatti del Papa servono a stabilire un piano complesso di cambiamenti interni. In tale prospettiva i conservatori dello status quo anti-Bertone della Curia non se la vedranno per forza bene, la partita è complessa.
Diversi i nomi che circolano in questi giorni per il posto di Segretario di Stato. In prima battuta si è pensato a una soluzione di passaggio, sarebbe il caso dell’attuale ministro degli esteri vaticano, monsignor Dominique Mamberti, diplomatico un po’ incolore, bertoniano; ma le ultime quotazioni lo danno in discesa. Altro uomo del Segretario di Stato, più brillante, è monsignor Angelo Becciu, ora Sostituto per gli affari generali. Entrambi con esperienza diplomatica, potrebbero andare incontro all’esigenza proveniente da più parti di restituire la Segreteria di Stato a chi s’intende di rapporti fra gli Stati.
Su questo fronte ci sono però i candidati diplomatici veri e propri. Altro uomo di ‘passaggio’, cioè di gestione pro-tempore dell’incarico, sarebbe il cardinale francese Jean-Louis Tauran, ex ministro degli esteri stimato da molti, ora alla guida del dicastero del dialogo interreligioso. Vanta rapporti con l’Islam importanti. Con lui ritroviamo una vecchia volpe come il cardinale Leonardo Sandri, italo-argentino, oggi al dicastero delle chiese orientali, un passato in Segreteria di Stato, è sponsorizzato dal cardinale Angelo Sodano ex braccio destro di Wojtyla. Su di lui e sul suo ‘padrino’ pesano però i rapporti con le dittature sudamericane e l’amicizia con i Legionari di Cristo. Ancora si parla della figura di un nunzio, italiano o straniero. Fra questi c’è Pietro Parolin, esperienza in Segreteria di Stato, poi nel 2009 ‘l’esilio’ con la nomina a nunzio in Venezuela.
Calano invece le chance del cardinale Mauro Piacenza, prefetto della Congregazione per il clero, considerato troppo legato alle lotte interne alla Chiesa italiana sul quale oggi si appuntano critiche crescenti. Fra gli ambasciatori spiccano i nomi dell’arcivescovo Pedro Lopez Quintana, ora nunzio in Canada, e di monsignor Luigi Ventura, nunzio apostolico in Francia. Questi ultimi due nomi sarebbero stati discussi nel vertice di venerdì scorso fra il Papa con i cinque cardinali anziani. In tale vicenda va ricordato che l’improvvisa scomparsa, l’estate scorsa, del nunzio apostolico negli Stati Uniti, monsignor Pietro Sambi, fece saltare l’ipotesi di un accordo sul nome del nunzio a Washington per cambiare il Segretario di Stato. Ma accanto alla Segreteria di Stato va detto che vi sono dicasteri praticamente fermi: da quello per i laici a quello per l’educazione cattolica a quello per la sanità che anzi rischia di diventare collettore per opache manovre finanziarie. Fra l’altro anche il ruolo del cardinale Domenico Calcagno, alla guida dell’Apsa, il delicato dicastero del patrimonio della Santa Sede, sembra essere entrato in discussione.