Obama dichiara guerra alla tortura
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Obama dichiara guerra alla tortura

Prendendo le distanze dal suo predecessore George W. Bush, il presidente Usa si impegna nella lotta contro ogni forma di maltrattamento e crudeltà. I dati di Amnesty.

Obama dichiara guerra alla tortura
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27 Giugno 2012 - 08.41


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La giornata internazionale per le vittime della tortura, che ieri ha visto manifestazioni e appelli in tutto il mondo, ha spinto anche l’amministrazione Obama a dichiarare il suo impegno per «lavorare
per l’eliminazione della tortura e di tutte le altre forme di crudeltà, trattamenti degradanti e maltrattamenti». A differenza del suo predecessore Geroge W. Bush, che approvò e giustifico a più riprese tecniche di tortura nella lotta al terrorismo, dal “waterboarding” (che produce in chi lo subisce la sensazione di annegare) alla privazione del sonno, Obama ha fatto sapere che «gli Stati
Uniti respingono la tortura come illegale, contraria ai nostri valori e incompatibile con i diritti universali di libertà».

In una nota della Casa Bianca si legge: «La tortura è ripugnate: noi non la pratichiamo, non la sosteniamo e non trasferiamo individui in alcun Paese in cui potrebbero esservi sottoposti’. Sappiamo comunque che molto lavoro deve essere ancora fatto affinche la comunità internazionale proceda verso l’eliminazione della tortura».

Secondo i dati diffusi da Amnesty International nel rapporto 2012, la tortura è praticata in 101 Paesi soprattutto nei confronti di persone che hanno preso parte a manifestazioni antigovernative. In alcuni Paesi dell’Africa subsahariana le forze di sicurezza hanno usato armi letali contro i dimostranti. In Medio Oriente e Africa del Nord manifestanti e dissidenti hanno subito violenza e repressione senza che i responsabili fossero puniti. In Egitto, Libia e Tunisia, nonostante le rivoluzioni, sono proseguite le violazioni che avevano luogo sotto i precedenti , come la tortura, l’uso eccessivo della forza e la restrizione della libertà di parola. E questi sono soltanto alcuni esempi.

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