Siria, l'opposizione si spacca sulla conferenza al Cairo
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Siria, l'opposizione si spacca sulla conferenza al Cairo

L'esercito libero siriano e altri gruppi indipendenti hanno boicottato l'appuntamento perché considerato un complotto russo-iraniano. Movimenti di truppe al confine.

Siria, l'opposizione si spacca sulla conferenza al Cairo
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2 Luglio 2012 - 13.39


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di Giorgia Grifoni

All’indomani degli annunci di transizione pacifica proclamati a Ginevra dalla comunità internazionale, continuano a crescere i dubbi su chi potrà far parte del nuovo governo di unità nazionale e soprattutto come, dal momento che persino l’opposizione appare sempre più spaccata. Questa mattina l’Esercito libero siriano(Els) e altri gruppi di ribelli indipendenti hanno annunciato che non parteciperanno oggi al summit del Consiglio nazionale Siriano (Cns) al Cairo. Un summit che hanno definito “un complotto russo-iraniano”.

Secondo la dichiarazione sottoscritta dalle varie fazioni, la riunione nella capitale egiziana è il prodotto della “pericolosa decisione della conferenza di Ginevra, il cui scopo è quello di salvaguardare il regime, creare un dialogo con esso e formare un governo di unità nazionale con l’assassino dei nostri figli”. Nel discutere del piano adottato a Ginevra, il Consiglio Nazionale Siriano darebbe “una possibilità a Kofi Annan per tentare nuovamente di convincere Assad a implementare i sei punti del vecchio piano”, continua la dichiarazione dell’Els.

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Nonostante le dichiarazioni di ieri del segretario di Stato americano Hillary Clinton – “Assad deve andarsene, ha le mani sporche di sangue” – e del Ministro degli Esteri britannico William Hague – “E’ escluso che il Presidente Assad faccia parte del governo di transizione” – infatti, nel documento firmato a Ginevra non c’è alcuna menzione esplicita a che il Capo di Stato siriano ceda il potere. E’ chiara, invece, la volontà di comporre un esecutivo che annoveri al suo interno esponenti del governo di Assad e membri dell’opposizione. Un punto che il Consiglio Nazionale Siriano si è subito affrettato a chiarire: “nessuna inziativa – hanno dichiarato dall’ufficio centrale del Cns – riceverà il supporto del popolo siriano a meno che non chieda apertamente la caduta di Assad e della sua cricca”.

I boicottatori, inoltre, hanno contestato il programma della conferenza al Cairo che, secondo loro, ignora alcune questioni fondamentali: “Un intervento militare internazionale per salvare il popolo, zone-cuscinetto protette dalla comunità internazionale, corridoi umani, no-fly zone e armamenti per i ribelli”.

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Sono molte le divergenze che impediscono alle due coalizioni di opposizione – uno sul campo e l’altro all’estero – di seguire una strategia comune per la rivolta nel Paese. A cominciare dalla leadership: Esl e Cns si accusano a vicenda di voler prendere il controllo della ribellione e non riescono ad accordarsi su un comando congiunto. I gruppi di opposizione locali, invece, accusano entrambe le forze di permettere le ingerenze straniere, in particolare quelle degli stati del Golfo. Divisioni che allontanano sempre più una qualsiasi risoluzione a breve termine del conflitto siriano.

Intanto l’opzione più verosimile appare quella di una guerra con la Turchia. L’abbattimento, circa 10 giorni fa, di un caccia turco da parte dell’esercito siriano mentre sorvolava le acque internazionali a largo di Latakia aveva mobilitato le truppe di Ankara verso la frontiera sud-orientale. Da giorni continuano gli spostamenti di veicoli militari e mezzi pesanti sulla linea che va da Iskenderun a Salinurfa. L’altroieri la tensione era salita alle stelle, con l’aviazione turca che aveva fatto decollare i suoi F-16 ben tre volte dopo che alcuni elicotteri siriani si erano avvicinati troppo al confine.

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