Si cerca il complice della strage di Burgas in Bulgaria, in cui il 18 luglio hanno perso la vita sei turisti israeliani oltre all’attentatore, di cui ancora non si conosce il nome. Il ministro degli Interni, Tsvetan Tsvetanov, che ieri ha chiarito la natura dell’esplosivo, ha detto di essere abbastanza convinto che il kamikaze, un uomo di circa 35 anni, avesse un complice. In ogni caso l’attentatore suicida non è “un cittadino bulgaro” ma uno straniero che “soggiornava da almeno quattro giorni in Bulgaria”.
L’ipotesi di un complice che abbia azionato da lontano con un cellulare il detonatore – scrivono oggi alcuni media bulgari – è quella maggiormente presa in considerazione dalla polizia locale, coadiuvata dai servizi israeliani, dall’Interpol e dall’Fbi.
Secondo alcune testimonianze “l’uomo parlava inglese con un lieve accento, forse arabo”, ha riferito il procuratore regionale di Burgas, Kalina Tchapkanova. Sul corpo del kamikaze è stato ritrovata una patente guida falsa del Michigan intestata a Jacque Felipe Martin (quindi un hispanico) ed è proprio su quella pista che indagano gli inquirenti.