Assange, gli svedesi si offendono con l'Ecuador
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Assange, gli svedesi si offendono con l'Ecuador

Un caso diplomatico sempre più spinoso quello di Assange. Quito si dice disposta a trattare, a determinate condizioni. Stoccolma se la prende. Riunione degli Stati americani.

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18 Agosto 2012 - 16.27


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La posizione dell’Ecuador è chiara. Quito difende Julian Assange e gli dà asilo politico solo perché Londra e Stoccolma non garantiscono il fatto che venga successivamente estradato negli Stati Uniti dove rischia la pena di morte. Qualora Londra e Stoccolma garantissero ufficialmente di non farlo estradare in altri Paesi, in particolare gli Stati Uniti, dove rischia la pena capitale, l’Ecuador rivedrebbe la sua posizione. “Nei negoziati l’Ecuador si è detto pronto ad accettare un impegno britannico e svedese che, una volta che Assange avrà incontrato la magistratura svedese, non sarà estradato in un paese terzo, e nello specifico gli Stati Uniti”, ha dichiarato una fonte al Guardian.

Intanto da Stoccolma il primo ministro Fredrik Reinfeldt ha definito “inaccettabile” la posizione ecuadoregna sul caso Assange. Quito ha concesso l’asilo politico 1 al fondatore di Wikileaks perché reputa che i diritti della difesa non sarebbero rispettati in Svezia.

Intanto sulle questione diplomatica c’è da registrare che l’Organizzazione degli Stati americani ha deciso di convocare una riunione dei ministri degli Esteri per trovare “un accordo sulle misure da adottare riguardo all’inviolabilità della sede diplomatica dell’Ecuador nel Regno Unito”, dopo le minacce di incursione sventolate dal Foreing Office britannico. Il summit, che ha ottenuto 23 voti a favore, tre contrari, cinque astenuti e tre assenti, si svolgerà nel quartier generale dell’organizzazione a Washington il venerdì prossimo, 24 agosto. E Quito si aspetta di ottenere un sostegno da tutto il fronte sudamericano. A Guayaquil, in Ecuador, si riunisce oggi anche il Consiglio politico dell’Alleanza bolivariana per l’America (Alba) a cui parteciperanno i ministri degli Esteri di Bolivia, Venezuela, Cuba ed Ecuador, oltre al viceministro degli Esteri del Nicaragua. Mentre domani, sempre a Guayaquil, sarà la volta dell’Unione degli Stati sudamericani (Unasur).

Insomma le minacce britanniche non sono piaciute ai paesi sudamericani.

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