Al Qaeda rivendica le stragi in Iraq
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Al Qaeda rivendica le stragi in Iraq

Il gruppo si dichiara responsabile di 43 attacchi terroristici tra giugno e luglio. Tensione al confine con la Siria: Baghdad chiude la frontiera con un muro alto tre metri.

Al Qaeda rivendica le stragi in Iraq
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23 Agosto 2012 - 13.21


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Al Qaeda rivendica gli attacchi terroristici che hanno insanguinato l’estate irachena. Lo Stato Islamico d’Iraq, il braccio di Al Qaeda nel Paese, ha pubblicato oggi una dichiarazione nella quale reclama la responsabilità per l’ondata di attacchi di giugno e luglio: 43 azioni armate, tra autobombe, lancio di mortai e missili, esplosioni contro le forze di sicurezza irachene e basi militari.

Nella dichiarazione pubblicata nel sito del gruppo militante, si spiega chiaramente che l’obiettivo è quello di minare alle basi la stabilità e la credibilità delle istituzioni irachene sciite nate dalle ceneri dell’occupazione militare statunitense.

Dalla fine del 2011 ad oggi, l’Iraq ha assistito ad un’escalation di violenze settarie, tra gruppi etnici e politici, che ha provocato centinaia di morti e migliaia di feriti. Dopo il ritiro delle truppe statunitensi a dicembre, le forze di sicurezza e il governo di Baghdad si sono dimostrate incapaci di gestire una pentola in ebollizione e pronta ad esplodere. Tanti gli osservatori che definiscono l’attuale situazione irachena una vera e propria guerra civile.

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E a incrinare una debole stabilità politica e istituzionale è oggi anche la crisi siriana. Lo scomodo vicino, nonché alleato di Baghdad, è additato come la ragione principe dell’acuirsi delle tensioni interne irachene. Più volte il premier iracheno, Nouri al Maliki, ha pubblicamente espresso il timore che i settarismi siriani possano contagiare il Paese, uno Stato smantellato da un’occupazione militare lunga otto anni.

È di ieri la notizia della chiusura del checkpoint di Al-Qaim, principale confine tra Siria e Iraq, da parte delle autorità di Baghdad. Il governo ha fatto costruire un muro di tre metri per bloccare l’ingresso ai rifugiati siriani in fuga dalle violenze e alle armi che in questi mesi vengono contrabbandate alla frontiera. Dall’altra parte del confine, il controllo di Al-Qaim sarebbe in mano alle forze di opposizione siriane al regime di Bashar Al-Assad.

E proprio in merito alla situazione siriana, ieri il ministro degli Esteri iracheno, Hoshyar Zebari, ha ricevuto una telefonata dal segretario di Stato statunitense, Hillary Clinton. La Clinton ha ripetuto a Zebari la preoccupazione per la crisi siriana, ricevendo come risposta il no ad un eventuale intervento armato esterno. Una posizione che Baghdad ha mantenuto fin dall’inizio della guerra civile siriana, garantendo a Damasco un appoggio incondizionato e votando contro tutte le risoluzioni prese dalla Lega Araba contro il regime di Assad.

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