Charlotte, l'America che crede ancora in Obama
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Charlotte, l'America che crede ancora in Obama

Alla convention democratica cresce l'attesa per il discorso finale del presidente. Tra spille, gadget e l'entusiasmo scatenato da Bill Clinton. [Giovanna Botteri]

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6 Settembre 2012 - 22.04


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da New York

Giovanna Botteri

L’attesa per Barack Obama e il suo discorso comincia a salire nel villaggio di tende e banconi sorto attorno alla convention di Charlotte. E tutti voglio essere pronti per la grande notte, magliette, spille, cappellini, bandiere gadget, non deve mancare niente. “Non mollare”, gli ha scritto Kimberly sulle t-shirt che crea dopo il terribile incidente che ha avuto. «Avrebbe creato ancora più posti di lavoro», pensa Jeff che viene da Chicago, «se il Congresso non l’avesse ostacolato. Con gli aiuti ai piccoli imprenditori, disegnamo magliette e le vendiamo ovunque».

Per dieci dollari puoi comprarti un Bill Clinton che ti spiega perché bisogna credere in Obama e rivotarlo per un secondo mandato. È quello che il vecchio presidente ha detto ieri alla convention, scatenando entusiasmio come ai tempi in cui stava alla Casa Bianca e l’economia americana decollava. «Fidatevi di me, Barack è l’uomo giusto», dice Bill, prima di contestare punto per punto le accuse repubblicane a Obama. «Il debito nazionale, la disoccupazione, la riforma sanitaria, i tagli al sistema sociale. Avete sentito solo bugie, adesso vi racconto io come stanno le cose», dice Bill, sotto lo sguardo protettivo ma lontano di Hillary, da East Timor.

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Alla convention dopo le polemiche su Israele si parla poco di politica estera, e molto di economia. «Il piano Romney-Ryan è un fallimento, guardate come è andata con l’industria automobilistica. Obama l’ha salvata, Romney l’avrebbe lasciata morire». Risparmia l’affondo sulle tasse Clinton, le sue dichiarazioni dei redditi segrete e i ricatti per renderle pubbliche. Prima di ricevere l’applauso del pubblico e l’abbraccio liberatorio e inatteso di Obama. Nemici quattro anni fa, ed ora alleati.

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