Ad un mese dalle elezioni amministrative nei Territori Palestinesi Occupati, la sorpresa arriva da Hebron: tra i candidati spunta un partito tutto al femminile. Si chiama “Partecipando, possiamo” e il motto è lo specchio dell’entusiasmo che ha spinto questo gruppo di donne a correre alle prossime elezioni locali: “Donne al comando, invece degli uomini”. Un’alternativa, quella offerta dal nuovo partito “rosa” che intende dimostrare – se ce ne fosse ancora bisogno – che un gruppo di donne può fare bene, se non meglio degli uomini.
Un partito nuovo che si mette in gioco e che decide di farlo in un contesto non certo dei più semplici da affrontare: Hebron, una delle principali città della Cisgiordania e in passato motore trainante della sua economia, è uno degli avamposti dell’occupazione militare israeliana. Divisa in due dal cosiddetto Protocollo di Hebron del 1997, è l’unica città palestinese colonizzata nel suo cuore: nella Città Vecchia – considerata Area C e quindi sotto il controllo civile e militare israeliano – vivono circa 500 coloni protetti da oltre duemila soldati dell’esercito di Tel Aviv.
Ma non solo: Hebron è città tradizionalmente conservatrice, in cui la struttura della società è ancora fondata sul ruolo del maschio. “Gli uomini qui, come impone la tradizione, vogliono che loro donne restino a casa – spiega Maysoun Qawasmi, 43enne leader del gruppo – E se permettono loro di uscire per andare al lavoro, le mandano solo a svolgere lavori tradizionali, come l’insegnante”.
Secondo il Palestinian Central Bureau of Statistic (dati del 2010), solo il 14,9% delle donne palestinesi nei Territori Occupati è attivamente parte del mercato del lavoro legale, il valore più basso dell’intero mondo arabo. Il tasso di occupazione è alle stelle: 25% in Cisgiordania (nel 2010 era pari al 22,4%) e 49,7% nella Striscia di Gaza. Ad avere le maggiori difficoltà ad accedere nel mondo del lavoro sono le giovani palestinesi: il tasso di disoccupazione tra i 20 e i 24 anni d’età è del 46%. Ciò non si traduce in un’assenza quasi totale: il 60% delle donne lavora illegalmente, per lo più in agricoltura.
La ragione del gap tra uomini e donne è rintracciabile nelle discriminazioni che le donne subiscono quotidianamente in diversi settori della società. A partire dall’educazione: se la maggioranza degli studenti universitari è femminile, ciò non si traduce in una loro maggiore presenza in settori lavorativi più elevati.
“Noi vogliamo spingerci oltre. Vogliamo essere impiegate negli stessi mestieri degli uomini, per quanto possibile”. A cominciare dalla politica: a correre per i 15 seggi del consiglio municipale di Hebron con il partito “Partecipando, possiamo” saranno undici candidate che stanno lavorando senza sosta per guadagnarsi il favore di una città conservatrice e religiosa e facendo campagna elettorale porta a porta.
La previsione – come spiega la Qawasmi – è di ottenere tre seggi su 15, un risultato sicuramente ambizioso ma che non spaventa il gruppo, formato da donne di successo. C’è Asma Deis, 38 anni, cinque figli, vedova, proprietaria di una piccola fabbrica per la produzione di materiali per le pulizie. C’è Liyana Abu Ashes, 28 anni, ingegnere civile impegnata oggi a mettersi in proprio. Ci sono donne già attive in politica: sei di loro sono o sono state in passato ministri nel governo Fayyad, altre 17 sono parlamentari del Consiglio Legislativo Palestinese.Asma ne è certa: “Le donne possono rendere l’impossibile possibile”.
Le elezioni locali si terranno nei Territori Palestinesi il prossimo 20 ottobre. Più volte rimandate – i consigli municipali sono “scaduti” due anni fa e avrebbero dovuto essere rieletti il 17 luglio 2010 – le urne verranno finalmente aperte tra un mese per l’elezione di 245 consigli di villaggio, 98 consigli comunali e 10 consigli locali.
Il lungo stallo è stato dovuto principalmente alle tensioni interne alle fazioni politiche palestinesi, Hamas e Fatah. La Commissione Elettorale di stanza a Ramallah non è stata in grado di gestire e organizzare il voto nella Striscia di Gaza, governata de facto da Hamas. Fino al luglio di quest’anno quando, con un atto definito unilaterale dal partito islamico, il presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas ha annunciato la data delle elezioni municipali.
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