di Jamila al Bawat
I più sanno che il Qatar è l’azionista del Paris Saint Germain, la squadra di calcio che per questo si può permettere tutto e tutti, e a qualsiasi prezzo. Avere denaro in tempi di crisi è un vantaggio non da poco, non solo nel calcio. Nel tempo che viviamo il denaro diventa anche strumento principe della diplomazia e delle relazioni internazionali. E il rapporto con i Paesi che dispongono di ricchezze illimitate, come il piccolo ma potente emirato del Qatar, appunto, assumono un valore prioritario.
L’emiro Hamad ben Khalifa al Thani ha investito un po’ ovunque nel mondo, e non soltanto per motivi economici. Il peso politico dell’emirato è così cresciuto non solo in Medio Oriente ma anche in Occidente. Con oltre 3,4 miliardi di euro spesi in meno di un anno nell’acquisto di società, industrie, beni di lusso oltre che a società di calcio, il Qatar è il primo investitore nei Paesi dell’Unione Europea. In Francia, poi, l’emiro ormai è di casa. Da quando il presidente Hollande è stato eletto lo scorso maggio, l’emiro è già stato ricevuto 3 volte dal numero uno francese. Il Qatar possiede immobili, centri commerciali,alberghi società quotate in borsa.
Ma c’è di più. E’il quotidiano francese “Liberation” a rivelare che Doha ha lanciato un’OPA anche sulle banlieux francesi, le periferie delle grandi città dove povertà, disoccupazione, emarginazione sono spesso sfociate in violenti episodi di guerriglia. Un’impresa non facile per le implicazioni a livello politico. L’idea era nata quasi un anno fa quando i rappresentanti dell’ANELD, l’associazione francese che si occupa delle diversità a livello locale, stufi di essere trascurati dal governo, bussano alle porte dell’emiro.
Nelle banlieux è forte la presenza di immigrati arabi e musulmani, sono spesso le moschee o le associazioni islamiche a fornire servizi sociali. L’emiro del Qatar risponde immediatamente, concretamente e generosamente: offre subito 50 milioni di euro da investire in progetti di sviluppo. Scoppiano le polemiche, da destra a sinistra ci si interroga su come si possa lasciare intervenire un Paese straniero in un ambito così delicato. Soprattutto a destra c’è il timore che un intervento del Qatar possa andare solo a vantaggio dei musulmani di Francia. Così in piena campagna elettorale l’ex presidente Sarkozy chiede al suo governo di temporeggiare e congelare il fondo del Qatar. Lo scorso maggio il socialista Hollande vince le presidenziali, e il fondo qatariota viene sbloccato ma dirottato su piccole e medie imprese. I rappresentanti dell’ANELD insorgono, erano stati loro delle banlieux ad andare a procurare quei fondi. Interviene il ministro del Risanamento economico, Arnaud Montebourg che riesce a duplicare il fondo del Qatar e a inserirvi una partecipazione francese, mettendo così a tacere le polemiche sulle banlieux affidate agli islamici. Una parte del fondo verrà destinata alle zone rurali più povere, a beneficio del Qatar che ormai oltre che salvatore dell’Europa in crisi si propone come benefattore dei più deboli.