Con una lettera inviata al Segretario generale Ban Ki Moon, Israele ha chiesto che le Nazioni Unite intervengano per bloccare la navigazione della nave pacifista svedese Estelle, della Freedom Flotilla 3, diretta verso la Striscia di Gaza per rompere l’embargo imposto da Israele. «È la Siria ad aver bisogno di aiuti», ha detto l’ambasciatore israeliano Dan Prosor all’Onu definendo la Estelle una «provocazione». Prosor ha lasciato capire che Israele non permetterà alla imbarcazione di violare l’embargo e potrebbe intervenire con un atto di forza. «Voglio sottolineare – ha proseguito Prosor nella lettera – che Israele non vuole un confronto ma è determinata a far bloccare la nave».
Lasciata lo scorso 6 ottobre Napoli, ultima tappa di un tour di sensibilizzazione lungo le coste europee, la Estelle oggiha fatto rifornimento al largo dell’isola greca di Creta. La nave ha fatto rifornimento e, ha comunicato un portavoce, ha fatto salire a bordo alcuni passeggeri che ora, in totale, sono una ventina.
Tra gli altri, vi sono attivisti e artisti scandinavi e tre attivisti nazionalità israeliana, un italiano di origine ebraica Marco Ramazzotti Stockel, parlamentari fra i quali lo spagnolo Ricardo Sixto Iglesias, il greco Vangelis Diamandopoulos, il norvegese Aksel Hagen e lo svedese Sven Britton. L’Estelle, organizzata dalla Ong svedese Ship To Gaza, dovrebbe arrivare sabato a largo delle coste di Gaza.
Di seguito una scheda biografica e le dichiarazioni di Marco Ramazzotti Stockel.
Sessantacinque anni, italiano, sposato e padre di due figli, ci tiene molto al suo secondo cognome: “Scrivetelo, per favore, così capiscono che sono ebreo, e che se lotto contro l’occupazione, è proprio per gli ebrei, è a loro che fa male, oltre che ai palestinesi, l’occupazione”.
“Io sono cresciuto in un paese musulmano, sono vissuto in 12 paesi musulmani, il mondo musulmano è un mondo che mi è profondamente congeniale, gli arabi sono miei fratelli.” dice Marco – “Non è possibile immaginare che un ebreo possa pensare che la propria salvezza, dalle shoah ai progrom, venga dal maltrattare altre popolazioni. I palestinesi sono dei maltrattati.”
Da oltre 35 anni lavora nella cooperazione per lo sviluppo, come socio-economista e antropologo, capo-progetto e rappresentante di ONG. Ha lavorato in ventisei paesi in via di sviluppo, per ONG italiane e straniere, imprese di progettazione italiane, inglesi, tedesche e francesi, la Commissione Europea, Agenzie delle Nazioni Unite (FAO; IFAD; UNDP; UNICEF; WFP; UNHCR), la Cooperazione Italiana. E’ stato consulente di un Governo Africano e, più recentemente, organizzatore e insegnante a corsi di sicurezza per ONG, missioni religiose e cantieri all’estero. E’ laureato in Diritto internazionale ed è Fellow di Churchill College, Cambridge, Regno Unito.
“Israele rispetta solo le regole che si dà, non rispetta il diritto internazionale, non rispetta la moralità internazionale perché tratta la popolazione palestinese con un regime di apartheid” – sostiene Marco – “quindi devono essere altri ebrei a dire: “Signori fate una politica estremamente pericolosa. (…) Ma se noi lottiamo e cerchiamo di unirci agli arabi, ai musulmani, noi in realtà difendiamo la popolazione ebraica e la difendiamo sapendo, da ebrei, che siamo sempre stati perseguitati. L’unico modo per combattere la persecuzione è stendere la mano al nemico, non sono le bombe che ci salvano.”
Marco Ramazzotti Stockel ha un passato politico nel PCI e nella CGIL-FILCAMS ed è iscritto a ECO, Ebrei contro l’Occupazione e a EJJP, European Jews for a Just Peace dal 2000. Ha partecipato alla Freedom Flotilla per Gaza, Atene 2011, con il gruppo francese.
Una vita spesa per aiutare gli ultimi, interessi molteplici, un impegno instancabile per la giustizia e la pace. “E’ un sogno quello di andare a Gaza per testimoniare da ebreo che siamo fratelli e che Israele deve trovare altre politiche che non siano quelle militaristiche per risolvere il contenzioso tra i due popoli.”
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