Si vota oggi in alcune regioni della Spagna, in Galizia e nel Paese Basco. Alle urne 4 milioni di persone per elezioni regionali, viste come un test nazionale sulla gestione della crisi e sull’austerità adottate dal governo.
Il premier Mariano Rajoy potrebbe giocarsi in Galizia, sua terra natale, la leadership politica, con la Spagna alla seconda recessione in tre anni, pagando il malcontento seguito ai tagli, alle tasse aumentate, ai 5,6 milioni di disoccupati.
Nel Paese Basco, invece, nessuna sorpresa: i sondaggi preannunciano una forte affermazione dei partiti nazionalisti, in questo primo voto senza la minaccia dell’Eta, a un anno dal cessate il fuoco.
Ma la tornata elettorale ha anche una valenza per l’Europa, mettendo fine al lungo, estenuante, negoziato sulla richiesta di salvataggio e sulle condizioni che i partner europei, a cominciare dalla Germania, vogliono legare agli aiuti.
In gioco c’è l’intervento dell’Esm e della Bce a sostegno del debito sovrano con l’acquisto di titoli sul mercato primario e secondario.
Paesi Baschi e Galizia non sono ancora state costrette a chiedere aiuto allo Stato centrale come hanno fatto già altre otto autonomie, sulle diciassette del Paese. Ma per le agenzie di rating il loro debito è ormai junk, spazzatura e per loro è sempre più difficile rifinanziarsi sul mercato e trovare la liquidità per far fronte alle scadenze del debito e sostenere le spese per la sanità e l’istruzione che in Spagna sono di totale competenza delle Regioni.
L’ultima settimana è stata positiva per la Borsa di Madrid e i rendimenti dei titoli del debito spagnolo sono scesi al 5,3%, livelli che non si vedevano da sei mesi. Ma gli acquisti sono tornati sull’aspettativa della richiesta di aiuto, scontando in anticipo la mossa di Rajoy, nonostante le continue smentite e i dubbi dello stesso premier. Ma gli analisti credono che potrebbe essere proprio il buco di bilancio delle Regioni a costringere Rajoy a cedere, a chiedere il salvataggio dell’Europa. In fretta