La vicenda Petraeus, che preoccupando molto Washington, sulle montagne al confine tra Pakistan e
Afghanistan sembra aver divertito i Talebani. «Che grande infame!», ha commentato uno dei leader degli ex studenti coranici a proposito dell’ex generale che tra l’ottobre 2008 e il luglio 2011 era stato uno dei peggiori nemici dei miliziani afghani, prima come capo del Comando Centrale Usa e poi come
comandante delle truppe Nato sul teatro afghano. «Però gli americani sono tutti uguali», ha aggiunto a proposito della relazione clandestina tra Petraeus e la sua biografa Paula Broadwell, «quindi non c’è proprio niente di nuovo in questa storia».
«Dal punto di vista di noi pashtun, a Petraeus i parenti della sua amichetta dovrebbero sparargli», ha osservato il capo guerrigliero, evocando la rigidissima etica seguita dall’etnia alla quale in massima parte appartengono i Talebani. «Dal punto di vista della sharia», la legge coranica, «dovrebbe invece
essere lapidato a morte». «Comunque», ha osservato ancora il talebano, «è del tutto normale, per gli americani e per gli occidentali in genere, comportarsi a quel modo. Vivono in società dove il sesso è libero, e dunque a nessuno importa di cose del genere. Perciò», ha concluso, «che cosa ci si può
aspettare da loro?».