Uranio impoverito in Iraq: dramma dei bambini
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Uranio impoverito in Iraq: dramma dei bambini

Nelle città di Basra e Falluja il numero di tumori, deformazioni e aborti è triplicato. Indice puntato contro le armi usate dagli Stati Uniti nelle due guerre del Golfo. <br>

Uranio impoverito in Iraq: dramma dei bambini
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21 Dicembre 2012 - 10.25


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Deformazioni, tumori e morti precoci. La città irachena di Basra è finita sotto i riflettori per l’incredibile tasso di cancro che colpisce da anni bambini e neonati. L’indice è puntato sull’amministrazione americana, accusata di aver utilizzato uranio impoverito durante le due guerre del Golfo contro l’Iraq.

A raccontare il caso di Basra è il settimanale tedesco Der Spiegel: decine di casi di aborti o di neonati affetti da cancro e da deformazioni fisiche. Le foto pubblicate in rete parlano da sole. “Alcuni avevano un solo occhio in mezzo alla fronte, altri avevano due teste”, ha raccontato Askar Bin Said, il guardiano del cimitero dove i bambini nati morti vengono seppelliti. A volte fino a dieci piccoli corpicini vengono sepolti in un giorno: una strage.

Il settimanale tedesco cita un rapporto dello scorso settembre del Bollettino di Contaminazione Ambientale e Tossicologia tedesco, secondo il quale tra il 1994 e il 2003 il numero di aborti nella città di Basra è aumentato di sette volte: 23 bambini su 1000 sono nati già morti. Numeri simili sono stati registrati a Falluja.

I dati parlano chiaro: secondo l’oncologo iracheno Jawad al-Ali, il numero di tumori nel Paese è raddoppiato, quasi triplicato. A volte diverse tipologie di cancro sono state riscontrate nello stesso paziente. Tumore allo stomaco e ai reni, leucemie, idrocefali, anomalie del midollo spinale e alta concentrazione di piombo nei denti da latte dei bambini affetti da tumore. Le percentuali spaventano: i casi di tumori a Falluja e Basra sono fino a sei volte superiori rispetto a città dove non si è combattuto. Ma non basta: secondo il medico, gli effetti dell’esposizione a radiazione si manifesteranno anche tra dieci o vent’anni.

Questa la causa: le radiazioni emesse dall’uranio impoverito, utilizzato dalle truppe statunitensi durante l’invasione dell’Iraq. I militari avrebbero sparato proiettili e armi perforanti realizzati con uranio impoverito. Secondo i manuali militari, simili armamenti sono in grado di acquistare un’alta velocità e perforare anche carri armati corazzati. Al momento dell’esplosione, il proiettile sprigiona polvere di uranio, facilmente assorbibile dalla pelle umana e dalle vie respiratorie.

Proiettili ad uranio impoverito sono stati utilizzati – secondo quanto riporta il Der Spiegel – sia nel 1991, durante la prima guerra del Golfo, che nel 2003, nella seconda invasione statunitense dell’Iraq. Khairiya Abu Yassin, responsabile dell’ufficio ambientale della città di Basra, stima che almeno 200 tonnellate di uranio impoverito siano state rilasciate nella comunità durante i combattimenti.

“È impossibile tenere i bambini lontani dalle radiazione – spiega Abu Yassin – Abbiamo messo dei cartelli con su scritto ‘Attenzione – Radiazioni’. Ma la gente non la vede come una vera minaccia”.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità, agenzia delle Nazioni Unite, sta lavorando in questo periodo ad un nuovo rapporto sulle armi ad uranio impoverito e che contiene anche il caso della città irachena di Basra. Una ricerca che non aggiungerà nulla di nuovo: da anni l’uranio è considerato dalla comunità internazionale arma non convenzionale. E nulla cambierà il destino dei bambini di Basra e Fallujah.

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