E’ una storia passata quasi inosservata in Occidente, ma così simbolica e curiosa da meritare d’essere raccontata. Possiamo titolarla “La storia della salma errante”. La salma è quella di uno dei più potenti boss della mafia russa, soprannominato “nonno Hassan”, ucciso da un cecchino tre giorni fa a Mosca.
Aslan Usoian, così si chiamava realmente il “kriminal’nyi avtoritet”, (un uomo di spicco della criminalità organizzata, un boss – ndr), era curdo. Nato in Georgia, aveva la famiglia in Ucraina e “lavorava” a Mosca. La geografia del boss – ironizzano gli analisti – è immensa quanto l’ex URSS, scomparsa dalle mappe geografiche, ma ancora unita per la potente mafia russa.
“Nonno Hassan” è stato ammazzato su decisione unanime delle famiglie mafiose. Decisione presa durante l’ultimo vertice del vertice mafioso russo, summit tenuto a Dubai. Eliminato perché colpevole di aver allargato oltre il consentito le proprie sfere di influenza. Pianto e commemorato dalla sua “famiglia” con una cerimonia degna di quella dei mitici anni di Lucky Luciano.
Cerimonia blindata, tenuta a vista dalla polizia moscovita. Alla fine, la bara coi resti di”nonno Hassan” è stato caricato su un aereo e spedito a Donetsk, in Ucraina orientale, dove abita la sua famiglia, quella anagrafica. Ma, cosa è accaduto? E’ accaduto che i familiari di Usoian non si sono rivelati molto entusiasti del ritorno dell’illustre congiunto, decidendo di spedire la salma a Tbilisi, capitale della Georgia, città che aveva dato i natali a “nonno Hassan”.
Così la salma del boss è stata caricata nuovamente su un aereo. Ma l’avventura della salma di “nonno Hassan”, non è finita. Entrando nello spazio aereo georgiano, il pilota chiede alla torre di controllo di atterrare, ma il permesso viene negato dalle autorità georgiane. Anche a Tbilisi, città dove, tra i vicoli stretti del centro, era cominciata sessant’anni fa la brillante carriera del boss, allora soltanto un giovanissimo borseggiatore, quell’arrivo non garba. A Tiblisi il giovane “Hassan” era passato in pochissimo tempo dal borseggio al racket delle fabbriche e dei negozi clandestini, un “giro”fiorente dell’ ex repubblica sovietica, e “nonno Hassan” pesta i piedi a chi sta più in alto di lui. A Tiblisi c’è chi non dimentica. E’il ministro degli Interni georgiano in persona a negare il permesso all’atterraggio dell’aereo.
L’aereo continua a volare su Tiblisi, comincia una lunga, incredibile, e nervosa trattativa tra i fedelissimi del padrino, a bordo dell’ aereo, e il ministro degli Interni. Alla fine, si decide di chiamare “la base”, cioè Mosca.
Nella capitale russa Usoian, “nonno Hassan”, si era sempre sentito libero: amava pranzare liberamente e con grande disinvoltura nei ristoranti alla moda. Ed è a Mosca, che, alla fine della corsa, “nonno Hassan” atterra. E’ a Mosca che sarà seppellito con tutti gli onori della sua”famiglia”. Seppellito “il nonno”, per gli esperti, a Mosca si apre una nuova fase della guerra tra le cosche della potente mafia russa. Una guerra senza esclusioni di colpi.