Tempi terribili per l’economia egiziana. E Morsi chiede aiuto. La cosa è urgente, incombe una svalutazione che si valuta possa arrivare al 50%, Ecco così che due cavalieri si fanno avanti per salvarlo. Il Qatar e il Fondo Monetario Internazionale.
I dati sono chiari: in cassa ci sono pochi spiccioli, l’Egitto compra tutto e per pagarlo ha riserva valutarie che bastano per tre mesi. Urge metterci rimedio. Il Qatar, sempre più attivo, intende soffiare l’Egitto e la Fratellanza Musulmana al “competitori” sauditi, e mette sul tavolo un prestito di 5 miliardi dollari. L’emiro di soldi ne ha e può farlo. L’interesse è chiaro. Ma 5 miliardi di dollari basteranno? No. Forse aiuteranno Morsi a prender tempo, ma resta necessario l’aiuto finanziario del FMI, e quelli i soldi li prestano in nome delle solite politiche che Morsi non può permettersi.
Le scelte suicide che il FMI pretende in cambio di altri 5 miliardi, privatizzazioni, sgradite ai militari, e liberalizzazione dei prezzi, oggi sovvenzionati. Per i poveri, oggi il 40% del Paese vive con due dollari al giorno, sarebbe una catastrofe.
Morsi a inserire una tassazione progressiva non ci pensa proprio, pensa piuttosto ad allargare la base dei prodotti sottoposti a IVA. Ma è chiaro che questa manovra colpisce più i poveri che i ricchi. Se si eliminassero le sovvenzioni che bloccano i prezzi poi, sarebbe una carneficina.
Il fatto è che il tempo stringe e le elezioni politiche incalzano. Cosa farà Morsi?
L’impressione è che non si sforzerà di pensare a una politica economica, si aggrapperà al prestito del Qatar per prender tempo e negoziare con il Fondo Monetario Internazionale, quanto meno per non trovarsi costretto a capitolare davanti al Fondo prima delle elezioni e inimicarsi proprio quei ceti meno abbienti ai quali chiede il voto.