E’ ancora una giornata di scontri in Tunisia, forse peggiore di ieri quando il paese si è svegliato apprendendo dell’uccisione di Chokri Belaid, uno dei leader dell’opposizione, freddato con tre colpi di pistola davanti a casa sua.
Anche in queste ore vanno in onda drammatiche scene davanti alla sede del ministero dell’Interno: sassaiole da parte dei manifestanti, lacrimogeni e arresti – anche violenti – da parte della polizia. Ma per fortuna per ora non è morto nessuno, anche se alcune voci avevano parlato di un morto a Gafsa, ma non ci sono conferme.
La rivolta contro EnnadhaIn molte città oltre alle manifestazioni vanno a fuoco le sedi di Ennadha, partito di maggioranza, da molti considerato se non l’autore dell’uccisione di Belaid quanto meno complice della violenza politica che rischia di affermarsi nel paese.
Il fratello di Belaid ha accusato apertamente il partito di governo: “Il messaggio è: state zitti o vi ammazziamo”. Ennadha ha bocciato, dopo un vertice notturno, la proposta di sciogliere l’esecutivo e di sostituirlo con un governo tecnico, aumentando il sospetto che il partito non voglia rinunciare alle posizioni di potere conquistate. “In questa fase ci vuole una guida politica”, ha detto il premier Jebali.
La crisi economica
Gli animi sono bollenti, non solo per l’uccisione d Belaid, ma perché il paese soffre di una grave crisi economica che non aiuta il funzionamento della giovane democrazia.
Belaid era molto amato, ma certo la sua morte è stata più che altro una scintilla per far emergere i “non detti” del paese: l’insoddisfazione nei confronti di Ennadha che – nei fatti – non rappresenta la maggioranza del paese, ma solo la forza più organizzata. I problemi economici. L’insoddisfazione dei giovani e dei ceti popolari che chiedevano di “sbloccare” un paese che invece sta riproducendo con molta rapidità i vecchi metodi di “occupazione” dei posti di potere. E così l’uccisione di Belaid è diventata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. E non è dett che se il vaso trabocca si tratti di una cosa negativa. L’Ugtt, il più grande sindacato
tunisino, ha accolto l’appello del’opposizione laica e per la
prima volta dal 1978 ha proclamato uno sciopero nazionale che
paralizzerà il paese. L’Ugtt, che con mezzo milioni di iscritti ed è uno dei
piu’ potenti sindacati del mondo arabo, si unisce
all’astensione dal lavoro già avviata da giudici e avvocati e a cui partecip anche la Cgt, il sindacato creato dopo la rivoluzione.
Domani, dopo la preghiera del pomeriggio, il feretro di Belaid
sarà trasferito nel cimitero di Djellaz, il più importante di
Tunisi.
Intanto non si fermano le indagini per capire chi possa aver ucciso Belaid. La polizia ha fermato il suo autista che da ore viene interrogato