Ad Atene due giorni fa in ministro delle Finanze ha ricevuto una busta che conteneva una pallottola, l'”ultimo avviso” di un gruppo che si firma “Rivoluzione cretese”. Il messaggio diceva che o il governo la smette con la linea del rigore inconsulto e restituisce la casa a tutti coloro che l’hanno perduta perché non erano più in grado di pagare l’affitto, o si scatenerà un’ondata di terrorismo. Gli esperti prendono la minaccia molto sul serio anche perché appare evidente il tentativo di saldare la lotta armata ai bisogni popolari. Nell’Ellade la criminalità politica tenta di ammantarsi dei panni di Robin Hood. Secondo il “Balkan Magazin” i rischi di una svolta violenta non erano mai stati così incombenti: la popolazione continua a impoverirsi, qualche giorno fa Atene ha vissuto un incredibile assalto a un mercato con centinaia di poveretti che si contendevano a botte frutta e verdura portata via a forza dai banchi dei venditori.
Quando la polizia è intervenuta arrestando qualche decina di disperati, gli avvocati del partito di estrema sinistra “Siriza” si sono messi subito a loro disposizione dichiarando “una profonda tristezza verso persone che sono state ridotte a questo punto e sdegno profondo verso chi ha spinto un popolo orgoglioso a patire il freddo e la fame”. L’ ennesimo colpa alle esauste finanze dei greci è arrivato con in taglio delle pensioni, il cui già misero ammontare è stato ridotto su pressioni del Fondo monetario internazionale. Dinanzi al ministero dell’Agricoltura i contadini avevano organizzato una distribuzione gratuita dei loro prodotti per protestare contro l’assenza di aiuti governativi. Per un po’ la fila degli ateniesi ha continuato a procedere ordinata poi tutto e’ finito in gigantesca rissa. A Larissa, nella regione centrale del Paese, altri coltivatori hanno piazzato i loro trattori lungo le strade bloccando ogni comunicazione.
Anche molte isole dell’arcipelago non hanno più contatto con la terraferma: la Federazione panellenica dei naviganti ha proclamato uno sciopero a scacchiera che blocca la maggior parte dei traghetti per ottenere un contratto collettivo, assistenza medica e garanzie sui licenziamenti, con il risultato che in molte isole adesso i rifornimenti scarseggiano. Ad ogni giorno che passa insomma la protesta si trasforma sempre più in scontro sociale ed in una situazione simile si allargano gli spazi per gruppi armati che trovano sempre maggiore ascolto in una gioventù che non trova lavoro, non ha adeguata istruzione e non vede prospettive. Alle manifestazioni che la polizia tiene a freno con manganellate e gas lacrimogeni, ormai quasi ogni notte si aggiungono le bombe fatte esplodere per tutta Atene contro banche, uffici pubblici e simboli del rigore di un’Europa matrigna.
La Grecia è storicamente territorio privilegiato di gruppi di estrema sinistra e oggi anche di estrema destra, inoltre è il Paese europeo in cui il movimento anarchico è più forte e dunque la situazione è tale che ormai in ogni momento si teme l’esplodere della violenza. Sul piano politico il solo movimento che sembra aver preso vigore dal disordine sociale è il raggruppamento di sinistra “Siriza” che un sondaggio dell’altro ieri colloca al 20,8 per cento dell’apprezzamento popolare, appena pochi centesimi di punto da “Nuova democrazia”, il partito dei moderati che con il suo 21,1 costituisce la formazione più importante della Grecia. I socialisti del “Pasok”, che collaborano alla coalizione governativa sono precipitati intorno al 10 per cento. Tutto lascia credere che dopo due anni di devastazione economica in Grecia si stia aprendo la strada a pericolosi colpi di testa.