Sabato 23 febbraio saranno mille giorni che il soldato Bradley Manning avrà passato in prigione senza processo. Carcerazione preventiva. Manning è accusato dalla giustizia degli Stati Uniti di “collusione con il nemico”, diffusione di segreti militari”, “pubblicazione di informazioni riservate su Internet, pur consapevole di renderle accessibili al nemico” e “frode e violazione delle normative militari”. Il soldato rischia il carcere a vita o, addirittura, la pena di morte, perché sospettato di aver consegnato a Wikileaks informazioni coperte dal segreto militare.
Quali informazioni? L’analista informatico in Iraq per il Sensitive Compartmented Information Facility dell’esercito degli Stati Uniti ha passato a Wikileaks un video che poi ha fatto il giro del mondo. Il filmato documenta l’assassinio del giornalista della Reuters Namir Noor-Eldeen e del suo autista Saeed Chmagh. A Baghdad è il 12 luglio del 2007. A sparare è l’equipaggio di un elicottero Apache, i cui mitraglieri si accaniscono anche con adulti e bambini che tentano di soccorrere i feriti. Si trattava di ribelli e, comunque, si è trattato di un incidente collaterale, hanno sempre sostenuto gli americani. Non Bradley Manning, che per questo è accusato di connivenza con il nemico.
L’avvocato di Bradley Manning, David Coombs, sostiene che il Governo degli Stati Uniti abbia violato e continui a violare il diritto costituzionale del suo assistito a un processo rapido. Nel novembre 2011 cinquanta parlamentari europei avevano sottoscritto una lettera aperta indirizzata al Presidente Obama e alle più alte cariche del governo americano per denunciare un trattamento illegale e “viziato da evidenti conflitti di interesse”.
Nessuno ha mai risposto.
Sabato 23 febbraio sono previste manifestazioni di protesta in tutto il mondo.
Per i particolari c’è il sito dei sostenitori di Bradley Manning, “an american hero”.
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