Una nuova tornata di colloqui tra l’Iran e il cosiddetto gruppo del “5+1”, – i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite: Usa, Gran Bretagna, Francia, Russia e Cina, più la Germania – è cominciata oggi all’hotel Rixos di Almaty, in Kazakhstan. Si tratta del primo incontro in otto mesi dedicato al programma nucleare iraniano e già si parla di “ultima spiaggia”. Il fallimento dei colloqui, ossia un mancato accordo tra le parti, potrebbe aggravare la crisi al punto da sfociare in quell’attacco militare israeliano o americano contro Tehran di cui si parla da lungo tempo.
L’Iran nega di volersi dotare di armi atomiche e rivendica il diritto di arricchire in proprio l’uranio necessario alle sue centrali. Israele, unica potenza nucleare (segreta) del Medio Oriente, sostiene al contrario che Tehran sia vicinissima al “punto di non ritorno”, a superare la “linea rossa”, ossia a raggiungere la capacità di assemblare una bomba atomica. Per questo il governo del premier Netanyahu minaccia di lanciare un attacco aereo contro l’Iran, con o senza il consenso degli Stati Uniti. Sino ad oggi Washington, favorevole in apparenza alla trattativa, ha frenato gli istinti bellici di Netanyahu ma a Tel Aviv prevedono che il presidente americano Barack Obama cambierà posizione di fronte ad un fallimento dell’incontro in Kazakistan.
Le possibilità di successo dei colloqui peraltro sono scarse. Secondo le indiscrezioni, agli emissari iraniani i sei interlocutori offriranno un allentamento delle sanzioni internazionali in cambio di una sospensione delle attività di arricchimento in proprio dell’uranio, come la riduzione dei limiti imposti sul commercio dell’oro e quelli che riguardano l’industria petrolchimica e le sanzioni bancarie. Un po’ poco per convincere Tehran che non vuole cedere sull’arricchimento al 20 per cento che, sostiene, è utilizzato solo per generare combustibile per il suo reattore di Teheran, che produce radio-isotopi.
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