da Londra
Francesca MarrettaColavolpe hai la pelle dura, sai cavartela nelle situazioni più difficili e ce la farai anche stavolta. Non ci sentiamo da un pezzo, ma i ricordi dei giorni passati insieme in Medio Oriente all’inizio della seconda Intifada palestinese restano vivi. Nel marzo del 2004 scattasti le ultime foto allo Sceicco Yassin da vivo, poco prima che un missile israeliano lo centrasse all’alba all’uscita di una moschea. Un mese dopo sarebbe toccato a Rantissi. La tensione era altissima nei Territori Occupati da Israele, ancora non divisi da due governi palestinesi. Fu con te che andai al primo funerale di un miliziano di Hamas a Ramallah. Un delirio di folla, bandiere verdi e mitragliate. La Muqata era ancora ridotta in macerie. Altri tempi. Non ti ho mai ringraziato per avermi insegnato una cosa. Mi redarguisti dopo la lettura di una mia intervista, me lo ricordo come se fosse oggi: “Avresti potuto graffiare e non lo hai fatto”, dicesti con amichevole disapprovazione. Avevi ragione e da allora non l’ho dimenticato.
Quella dove ti hanno fermato è una parte di mondo a cui la Primavera Araba ha cambiato i connotati e che ancora cambia vorticosamente. Ed è un posto in cui reporter coraggiosi hanno pagato un prezzo altissimo.
Ti ricordo in quell’angolo di Pianeta girare con la macchina fotografica a tracolla per dar voce con le tue immagini a chi ha tutto un mondo da spiegare con uno sguardo. Ti ricordo sempre pronto a dispensare un sorriso o una battuta, inossidabile in quel fisico smilzo. Aspettiamo tutti di rivederti per ascoltare le storie che ancora una volta sei andato scandagliare.