da Londra
Francesca MarrettaIn Siria sono state usate armi chimiche. Lo ha stabilito un’analisi scientifica su un campione di terreno raccolto in un’area non lontana da Damasco e trasportato in Europa dai servizi segreti di Londra. L’esame tossicologico è stato effettuato in Gran Bretagna presso un laboratorio del Ministero della Difesa a Porton Down, nel Wiltshire. Gli scienziati incaricati di effettuare le analisi hanno definito “senza dubbio” la presenza nel terreno di tracce armi chimiche, da non confondere con gas del tipo in uso per operazioni anti-sommossa. Quello che non si sa è chi abbia usato le sostanze tossiche.
Si tratta della prima “prova” dell’uso di armi chimiche in Siria.
La notizia è in prima pagina oggi sul quotidiano britannico The Times, che cita fonti della Difesa e rivela che i test sono rimasti finora segreti.
Sia Assad che i vari gruppi che si oppongono al regime di Damasco lanciano accuse incrociate sull’uso di sostanze chimiche.
Nella stessa giornata di sabato al-Arabya riporta la notizia di tre morti, una donna e due bambini, uccisi da ordigni chimici e sedici feriti per mano delle forze di Assad nell’Area di Aleppo. I medici dell’ospedale di Afrin che hanno curato le vittime riferiscono di pazienti “allucinati, colpiti da vomito, eccesso di produzione di muco e bruciore oculare”.
Già un mese fa a nord della Siria, nella zona di Khan al-Assal, vicino Aleppo erano state rinvenute carcasse di animali (foto siglate Reuters sono disponibili in rete) uccisi, secondo le testimonianze di abitanti della zona da attacchi con agenti chimici. In quel frangente Damasco e la stampa internazionale vicina ad Assad parlavano di responsabilità dei ribelli.
Le Nazioni Unite hanno richiesto di effettuare indagini sull’uso di armi chimiche in Siria. Fonti ufficiali di stampa siriana hanno reso noto che Assad permetterà alla missione UN di visitare Khan al-Assal, ma che non accorderà permessi per effettuare sopralluoghi altrove, definiti “manovre” che celano diverse intenzioni.
Avere in mano una prova dell’uso di armi chimiche in Siria (ma resta da dimostrare chi le abbia usate) può fornire argomenti a paesi come Gran Bretagna e Francia che continuano a chiedere uno stop all’embargo sulle armi, sostenendo che il blocco ha finora avuto il solo risultato di rafforzare Assad. Francia e Gran Bretagna hanno minacciato l’intervento unilaterale per armare i ribelli, parlando di mossa necessaria per evitare il rafforzamento delle forze estremiste tra le fila dell’opposizione siriana affiliate ad al-Qaeda.
Gli Stati Uniti hanno sempre detto che l’uso di armi chimiche in Siria avrebbe rappresentato il sauperamento di una linea rossa.
Ora le prove, almeno secondo le fonti citate da The Times, ci sono. Come ci sono sempre più armi armi in circolazione in Siria mentre c’è chi invoca lo stop all’embargo per farne arrivare altre ancora. Oltre agli uomini armati di Assad e della ribellione sono presenti in Siria rinforzi esteri, dai Pasdaran, a Hezbollah e Hamas (tornato all’ovile della grande famiglia sunnita nel momento della resa dei conti della guerra settaria sciiti-sunniti).
In questo pantano ai civili siriani probabilmente importa meno che a noi essere fatti fuori col sarin o una bomba convenzionale.