Haddad: così hanno calpestato la nostra democrazia egiziana
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Haddad: così hanno calpestato la nostra democrazia egiziana

Il braccio destro di al Shater racconta i momenti salienti del colpo di stato che hanno portato alla destituzione di Morsi: un documento unico per leggere gli eventi egiziani.

Haddad: così hanno calpestato la nostra democrazia egiziana
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Giuseppe Acconcia Modifica articolo

29 Luglio 2013 - 16.46


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di Giuseppe Acconcia

Abbiamo incontrato alle porte della moschea Rabaa al Adweya, nel pieno delle occupazioni per la difesa del deposto presidente Mohammed Morsi, Gehad Al-Haddad, leader dei Fratelli musulmani, braccio destro di Khairat Al-Shater.

Com’è stato possibile arrestare un presidente? Dove sono ora Morsi e i leader della Fratellanza?

La Guardia repubblica ha arrestato Morsi. L’esercito controlla questo corpo, secondo la Costituzione dovrebbe essere la polizia, ma in realtà è in mano ai militari: è la struttura dello stato profondo che ha agito per destituire Morsi. Alcuni militari che simpatizzano con la Fratellanza dicono che si trovi ora nel Club della Guardia presidenziale. Ma non possiamo confermarlo. I leader Khairat Al-Shater, Magdi Akef, Mahmoud Hezzat, Rashad Al-Bayoumi sono ancora in prigione. Ci troviamo in uno stato di polizia. Poliziotti e soldati commettono gli stessi crimini dei tempi di Mubarak, come l’uccisione di manifestanti alle porte della Guardia repubblicana. Definiscono criminali esponenti della Fratellanza, così polizia e militari hanno presentato ai magistrati prove fabbricate di colpevolezza. I giudici complici hanno emesso i mandati di arresto. E i media hanno venduto la storia al pubblico.

Come agisce la polizia in queste ore?

La polizia, quando le sedi dei Fratelli musulmani e Libertà e giustizia (partito islamista, ndr) venivano attaccate, partecipava agli attacchi insieme alla gente comune. La polizia attacca contestatori pacifici, vestendo le proprie uniformi. Questo è il vero volto della polizia. Ci sono dei video che mostrano come la Guardia presidenziale cospirava per rovesciare il presidente. Abbiamo prove che alcuni capi della polizia dicevano ai poliziotti che chiunque avesse aiutato la difesa delle sedi della Fratellanza sarebbe stato ucciso.
Qual è stato il principale errore in un anno di Fratelli musulmani al potere?
Abbiamo deluso le aspirazioni delle manifestazioni del 25 gennaio 2011 e i rivoluzionari ci hanno abbandonato: questo è stato il nostro errore principale. Morsi poi non avrebbe dovuto rispettare leggi e regolamenti stabiliti da Mubarak, ha accettato la sua polizia, e il suo sistema giudiziario.

Hamas sta combattendo al fianco della Fratellanza nel Sinai?

Hamas è parte dell’ideologia della Fratellanza. C’è un’identità politica tra Egitto e Palestina durante la colonizzazione inglese, ma ogni paese ha la sua interpretazione ideologica e la sua struttura organizzativa. Con Morsi, Hamas ha trovato una leadership che può ascoltare e capire le sofferenze del suo popolo. Nonostante questo Morsi ha chiuso i tunnel (verso Gaza, ndr) per la semplice ragione che ha aperto il confine per favorire il commercio di beni legali: meglio avere un ingresso monitorato piuttosto che usare tunnel segreti, si cancella così l’idea del contrabbando e si rifornisce la gente di quello di cui ha bisogno. I media cercano di creare con Hamas un nemico che non esiste. I problemi nel Sinai vengono dalle tribù che in sessanta anni di dittatura militare sono state trattate come emarginati, non hanno accesso ai servizi: non si è investito in infrastrutture nel Sinai. Ma Morsi ha dato ai leader tribali del Sinai molti dei diritti negati: ha diretto parte del budget pubblico verso la regione per costruire nuove infrastrutture e un moderno sistema idrico. Ora si sentono rispettati come egiziani per la prima volta. Con i militari di nuovo al potere, i leader tribali temono che si possa tornare indietro.

Avete sottovalutato la campagna Tamarrod?

No, abbiamo sottostimato il potere dello stato profondo per indebolire la presidenza. Nella sua prima settimana al potere, chiunque chiamasse alle stazioni di polizia, rispondevano: “Siamo in vacanza finché Morsi lascia”. Chi si reca in un’amministrazione pubblica, si trova di fronte a procedure complicate, estorcono denaro ai comuni cittadini dicendo: “Pagate le conseguenze di aver eletto un uomo dei Fratelli musulmani”. Il colpo di stato è stata una ritorsione del vecchio regime e dello stato profondo. La campagna Tamarrod ha unito sotto una sola bandiera queste cerchie di opposizioni: cittadini rancorosi da una parte, la burocrazia pubblica dall’altra, le opposizioni che non hanno mai trovato un leader, le famiglie del vecchio regime vicine al Partito nazionale democratico e mercenari. Hanno presentato l’immagine di una protesta di massa quando sono d’accordo solo su un punto: non vogliono i Fratelli musulmani al potere.

Avete ottenuto però il sostegno di Iran e Turchia.

Gli iraniani pensano che con una democrazia in Medio oriente si possa dialogare, mentre una dittatura si allineerebbe con gli Stati Uniti; non è niente di più che un gioco di interessi. Ma con la Turchia è diverso: ha attraversato sei golpe militari che hanno indebolito la democrazia, conoscono la durezza di un colpo di stato militare per tutte le democrazie nella regione. Siamo connessi con la leadership e il popolo turco.

Continuerete con la non violenza?

La non violenza è la base della nostra protesta, non lanceremo pietre verso l’altra parte, anche se ci sparano contro. Ci sono dei video che mostrano come l’esercito ha sparato contro i nostri sostenitori. Al massacro della Guardia repubblicana, la polizia è arrivata dove si trovavano corpi esanimi e chiunque fosse steso a terra è stato finito, ma non possiamo vendicarci, perché alla violenza non c’è fine e l’Egitto si trasformerebbe in un’altra Algeria.

Alla luce del colpo di stato, come possiamo interpretare il decreto presidenziale del novembre scorso?

Il decreto presidenziale del novembre 2012 serviva a proteggere le sole due istituzioni elette nello stato (presidenza e parlamento, ndr). Ed era nei pieni poteri legali e costituzionali di Morsi. La stampa locale ha stigmatizzato questo atto legittimo rispetto alla Costituzione del 1971, citando le accuse delle opposizioni con totale ignoranza della prassi legale. Ma Morsi non ha saputo comunicare con il resto del Paese in modo corretto.

Perché non avete aperto alle opposizioni in Assemblea costituente?

Abbiamo provato ad allargare l’Assemblea costituente. L’opposizione secolare è frammentata e testarda, hanno tentato di bloccare il sistema per non farlo funzionare e hanno lasciato l’Assemblea. Sono riusciti così a invalidare la prima Assemblea. Quando il testo costituzionale era quasi concluso, i leader delle opposizioni, con l’intervento di potenze esterne, hanno lasciato l’Assemblea. Questi ultimi hanno imposto l’articolo 209 della Costituzione dando potere ad Al-Azhar di stabilire cos’è la legge islamica, limitando lo spazio per i salafiti. Dopo la nomina di Morsi abbiamo chiamato Baradei per il governo, ha risposto non voglio entrare ora, voglio vedere che bruciate la vostra credibilità. Nell’ultimo anno sono stati chiamati oltre cento volte, perché prendessero responsabilità di governo. Hanno risposto: “aspettiamo per vedere il vostro cadavere che passa”. Credo che abbiamo fatto più di quanto avremmo dovuto per integrarli. Morsi doveva essere più rivoluzionario, prendere il governo e non dipendere dalle forze secolari. E così abbiamo dovuto nominare alti burocrati, che non avevano nessuna necessità rivoluzionaria di riforma.

Perché lo sheykh di Al Azhar si è schierato in favore del golpe?

Per vendere un colpo di stato militare al pubblico, l’esercito ha dovuto dimostrare di non essere contro nessuna corrente ideologica o religiosa del paese. È una decisione ripugnante che l’imama Ahmed El-Tayeb si sia prestato a questa strumentalizzazione politica. Non abbiamo buone relazioni con Al Azhar, la leadership è stata nominata dall’ex presidente Mubarak, Tayeb è un esponente del Partito nazionale democratico e parte di una ristretta cerchia che circondava Gamal Mubarak (figlio dell’ex rais). Rispettiamo Al-Azhar perché può essere un punto di riferimento del wahabismo salafita in Egitto e abbiamo conferito a questa istituzione l’indipendenza nel definire i suoi regolamenti e scegliere la sua leader.

Perché anche il papa copto partecipa ai negoziati per la formazione del nuovo governo?

C’è una sostanziale differenza tra papa Tawadros e papa Shenouda. Il nuovo leader della chiesa copta egiziana crede che i cristiani possano influenzare lo sviluppo politico di questo paese alleandosi con il vecchio regime e i militari. Solo gli islamisti invece potranno assicurare l’uguaglianza di cristiani e musulmani attraverso la legge islamica, mentre al tempo di Mubarak erano marginalizzati, non potevano costruire chiese senza l’assenso della presidenza. Noi abbiamo rimosso l’ordine di costruzione di nuovi luoghi di culto tra i poteri presidenziali, conferendoli alle autorità municipali, come questione meramente urbanistica.

Mentre è una sorpresa che i salafiti vi abbiano abbandonato?

La leadership del partito al-Nour (luce) è direttamente legata agli ordini clericali. Quando hanno formato un partito politico è stato subito diretto dall’ideologia religiosa. Ecco perché molti leader politici lasciano il partito. Nonostante siano il secondo partito egiziano, hanno perso i loro voti in favore di altri partiti salafiti più allineati con i discorsi politici correnti. Ponendosi al centro tra il Fronte delle opposizioni e i Fratelli musulmani hanno alienato la loro base elettorale. A protestare con noi c’è la gioventù del movimento ma la leadership non è presente. È una vergogna che sostengano un colpo di stato militare contro un presidente eletto. Nonostante debuttino ora nel panorama politico, si sono dimostrati dei veri opportunisti.

Il tradimento di Morsi è venuto dai militari, non è così?

L’élite militare ha la sua cultura e i suoi piani. La scelta di Morsi su Abdallah Fattah Sisi come capo delle Forze armate aveva lo scopo di riportare i militari nelle loro caserme. Ma credo che Morsi gli abbia dato troppa fiducia. Abbiamo sottovalutato il coordinamento del vecchio stato: la così detta opposizione del Fronte di salvezza nazionale (Fns), l’esercito, finanziato dalle monarchie del Golfo, e alcuni paesi occidentali. Sono riusciti a montare questo fiasco dello scorso 30 giugno che ha creato le basi per il colpo di stato militare. Abbiamo ora le prove delle connessioni tra opposizione e militari per l’attuazione del golpe: uno sforzo coordinato.

Con l’avallo degli Stati Uniti?

Ho partecipato a molte riunioni con l’amministrazione americana, ci hanno ostacolati più di una volta: post-ponendo i finanziamenti del Fondo monetario internazionale, sebbene avessimo accettato tutte le condizioni, fermando i nostri accordi di importazione di gas e petrolio dalla Libia e dall’Iraq, non riconoscendo il colpo di stato militare. Siamo una nuova democrazia e chiediamo a democrazie più mature di aiutarci a costruire il nostro sistema qui. Gli Stati Uniti e l’Unione europea non lo stanno facendo.

Ma Obama ha sostenuto Morsi a differenza del Pentagono?

Obama sapeva che stava per avere luogo un colpo di stato e ha avvertito Morsi che l’esercito lo avrebbe rimosso. Non direi che Obama ha “sostenuto” Morsi. Non si appoggia qualcuno se non si critica chi lo mette all’angolo. Gli Stati Uniti sono attendisti perché mirano solo alla difesa dei loro interessi. L’ipocrisia delle autorità americane mi porta a dire che non stanno sostenendo la democrazia in Medio oriente.

E i primi rinforzi arrivano dal Golfo?

Gli Emirati arabi sono l’ammiraglia dell’anti-rivoluzione, hanno ospitato tutti i tycoon di Mubarak che hanno lasciato l’Egitto, hanno reclutato ufficiali licenziati dagli apparati della Sicurezza di stato e hanno finanziato l’anti-rivoluzione assoldando criminali. I loro servizi di Intelligence sono attivi in Egitto. Insieme a Bahrain e Arabia saudita, ora aiuteranno il regime militare con 12 miliardi di dollari in totale, perché le monarchie del Golfo temono la democrazia che potrebbe minare la loro stessa esistenza.

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