Era stato invitato dalla tv filo Cremlino in lingua inglese Russia Today per parlare della sentenza Manning, il giornalista americano James Kerchik. Ma una volta collegato con Mosca in diretta dagli studi di Stoccolma, ha indossato delle bretelle color arcobaleno, simbolo della lotta per i diritti gay, per protestare contro la legge russa che vieta la propaganda omosessuale ai minori (di fatto vietando ogni manifestazione pubblica gay).
«Quando il male mostra i denti, bisogna rispondere», ha esordito, attaccando «una legge omofobica terribile firmata da Vladimir Putin e adottata dalla Duma, che in realtà rende illegale parlare omosessualità in luoghi pubblici».
Difficile situazione da gestire per la giornalista in studio che ha tentato di interromperlo pregandolo di attenersi al tema, ma Kerchik ha proseguito: «Io non sono interessato a parlare di Bradley Manning. Voglio parlare del terribile clima omofobico che sta emergendo in Russia in questi giorni. E far sapere a gay e lesbiche russe che hanno amici e alleati, che li sostengono in tutto il mondo. E non abbiamo intenzione di rimanere in silenzio di fronte a questa terribile repressione che si verifica nel vostro paese per volere di Vladimir Putin».
Il tutto è durato un paio di minuti. Oggi il direttore di Russia Today, Margarita Simonian, ha promesso di invitare Kerchik per discutere il tema dei diritti gay. Intanto cresce il boicottaggio contro la Russia a causa della legge, omofoba e discriminatoria secondo i difensori dei diritti umani: lo sceneggiatore americano Wentworth Miller, con una lettera in cui si dichiara gay, ha rifiutato di partecipare come ”ospite d’onore” al Festival Internazionale del Cinema di San Pietroburgo.
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