Tre potenze militari e cinque scudieri pronti a colpire la Siria
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Tre potenze militari e cinque scudieri pronti a colpire la Siria

Alla vigilia di un possibile attacco ecco quale sarà l'alleanza militare che sarà maggiormente coinvolta nella rappresaglia voluta da Obama contro Assad.

Tre potenze militari e cinque scudieri pronti a colpire la Siria
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28 Agosto 2013 - 12.48


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L’attacco alla Siria si avvicina e gli Stati Uniti hanno organizzato ad Hamman un vertice con i capi dell’alleanza per mettere a punto i piani della rappresaglia. Ma quali sono le forze in campo? Ecco gli attori che, con ogni probabilità, saranno protagonisti di questa azione militare.

Stati Uniti – Obama ha il potere di decidere da solo gli attacchi aerei senza bisogno di un avallo del Congresso, che infatti tornarà a riunirsi solo il prossimo 9 settembre. Anche se il presidente è in contatto con diversi parlamentari.

Ad ogni modo la rappresaglia contro la Siria sarà diretta dal Capo di Stato maggiore delle forze armate degli Stati Uniti, il generale Martin Dempsey, che ha presieduto il vertice dei capi militari dell’alleanza, convocato nei giorni passati ad Hamman, in Giordania.

Al momento gli Stati Uniti ipotizzano un’azione limitata che si realizzerebbe attraverso il lancio di missili. Per realizzare questa operazione gli Usa hanno quattro caccia torpedinieri in Mediterraneo (USS Mahan, Ramage, Barry e USS Gravely) che sono dotati di missili da crociera di Tomahawk. Gli Stati Uniti inoltre hanno due basi aeree in Turchia a Izmir e Incirlik, oltre alle strutture militari in Italia di cui [url”Globalist”]http://www.globalist.it/Detail_News_Display?ID=48226&typeb=0&Le-basi-siciliane-si-preparano-l-ora-X-e-vicina[/url] ha già parlato.

Inoltre alcune navi del 26o corpo di spedizione dei Marines sono attualmente nei porti degli Emirati Arabi, mentre la portaerei Truman in questo momento naviga nelle acque del Mar Indiano, ma potrebbe in qualsiasi momento unirsi all’operazione.

Francia – La Francia ha a disposizione sottomarini in grado di lanciare attacchi con missili di crociera e con ordigni che potrebbero essere lanciati anche da aerei da combattimento (i missili Scalp). Il dispositivo navale francese del Mediterraneo comprende inoltre diverse fregate porta elicotteri e, da un punti di vista dell’aviazione, Parigi ha a disposizione due basi a Gibuti e ad Abu Dhabi. Hollande ha già annunciato che la Francia è disposta a punire chi ha preso la decisione di uccidere innocenti con il gas e ha riunito in queste ore il Consiglio Nazionale della Difesa e c’è stata una riunione straordinaria del Parlamento. La linea è quella di un’azione “proporzionata” contro la Siria.

Gran Bretagna – Cameron, stando ad alcuni esperti, ha dato ad Obama disponibilità di partecipare all’attacco con un sottomarino che dispone di missili da crociera. Il Regno Unito inoltre ha diverse navi da guerra che stanno facendo manovre nel Mediterraneo: una porta elicotteri (HMS Illustrious) e due fregate (Type-23) che però non possono lanciare missili. Oltre a ciò Londra ha a disposizione una grande base aerea a Cipro, da cui in un quarto d’ora aerei da combattimento potrebbero raggiungere la Siria e colpire.
Cameron ha convocato per domani il Parlamento.

Turchia – La Turchia ha un sistema di difesa antimissile patriot che è schierato lungo il confine turco-siriano in grado di difendere il Paese da eventuali rappresaglie di Damasco. Il sistema è stato fornito ad Ankara da Stati Uniti, Germania e Olanda.

In questo momento la Turchia ospita circa 400 mila rifugiati siriani e Herdogan ha ripetutamente auspicato un attacco contro obiettivi militari della Siria, quindi appoggerebbe l’azione degli Stati Uniti.

Arabia Saudita – Qatar – Emirati Arabi – I rappresentanti di questi tre Paesi del golfo, tra i più tenaci oppositori di Assad hanno partecipato al vertice di Hamman ovviamente i tre Paesi hanno già dichiarato il loro appoggio alla rappresaglia voluta da Obama e hanno un costante canale di comunicazione. Non si prevede però una loro partecipazione diretta.

Giordania – è stato il Paese che ha ospitato il vertice militare in cui sono stati messi a punto alcuni punti della rappresaglia. Nel suo territorio ci sono circa 500mila rifugiati siriani e la Giordania teme che questa situazione diventi terreno di reclutamento di futuri jihadisti.

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