Zona cuscinetto tra Gaza e l’Egitto
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Zona cuscinetto tra Gaza e l’Egitto

Il governo del Cairo stringe l’assedio contro Hamas. Demolizioni e attacchi ai pescatori simbolo della rottura con il braccio palestinese della Fratellanza.

Zona cuscinetto tra Gaza e l’Egitto
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2 Settembre 2013 - 11.01


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di Sonia Grieco

Il piano egiziano di istituire una zona cuscinetto alla frontiera con Gaza fa salire la tensione tra l’enclave palestinese, sotto embargo israeliano, e il governo provvisorio del Cairo insediatosi dopo la cacciata il 3 luglio scorso, per mano delle Forze armate, dell’ex presidente Mohammed Morsi, esponente dei Fratelli Musulmani vicini ad Hamas, il movimento islamico che amministra la Striscia di Gaza.

I bulldozer dell’esercito egiziano hanno già demolito 13 abitazioni e sradicato diversi alberi nelle zone lungo il confine -a Saladin, al-Barahmeh, Canada, Brazil, al-Sarsouriya-, per fare spazio a una zona cuscinetto larga 500 metri e lunga dieci chilometri. Gli abitanti dell’area hanno protestato contro la demolizione delle loro case, denunciando di essere stati sgomberati con pochissimo preavviso.

La notizia del piano per una zona cuscinetto ha “sorpreso” il governo di Hamas. Non ci dovrebbero essere zone cuscinetto tra Paesi amici, ha detto il portavoce Ehab Ghissin che ha invece auspicato l’istituzione di una zona di libero scambio. Il piano si affianca a un’ampia campagna di distruzione dei tunnel usati dagli abitanti di Gaza per fare entrare nell’enclave materiali e beni vietati dalla lunga e meticolosa lista stilata dalle autorità israeliane per tenere sotto embargo la Striscia. E la campagna di sicurezza messa in atto dal Cairo, secondo la stampa egiziana, avrebbe avuto successo: il 90% dei tunnel lungo il confine non funziona più.

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Inoltre, l’Egitto ha emanato un divieto di pesca vicino ai suoi confini marittimi, complicando ancora di più la vita dei pescatori di Gaza, costretti a pescare in un limitato bacino (a sei miglia nautiche dalla costa) sorvegliato dalla marina israeliana. E anche l’Egitto contribuisce a far rispettare l’embargo: sabato la guardia costiera egiziana ha aperto il fuoco su due imbarcazioni di Gaza ferendo due pescatori e arrestandone cinque.

“Un atto ingiustificato”, ha detto Hamas sollecitando la scarcerazione dei pescatori arrestati. Fino alla destituzione di Morsi, lo sconfinamento di imbarcazioni palestinesi in acque egiziane era tollerato. Ma adesso la tensione tra Gaza e il Cairo aumenta, con misure sempre più dure adottate dall’Egitto, che di fatto contribuiscono ad inasprire il blocco sulla Striscia.

Intanto, Hamas ha reagito alle misure adottate dall’Egitto: sabato, un blitz delle forze di sicurezza in un centro culturale egiziano di Gaza City ha portato all’arresto di alcune persone presenti nella struttura e alla confisca di documenti e computer. L’operazione è stata probabilmente decisa dopo la pubblicazione di un documento di sostegno alle Forze armate egiziane per avere deposto Morsi, circolato tempo fa tra la comunità egiziana della Striscia. L’accaduto ha scatenato la condanna del governo egiziano, che lo ha definito un “atto irresponsabile”.

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Tra i due vicini la tensione aumenta, dopo un periodo di rapporti più distesi. La salita al potere dei Fratelli Musulmani aveva allentato la morsa sulla Striscia e aperto le relazioni con il Cairo, anche se il governo della Fratellanza aveva tenuto fede agli impegni assunti da Mubarak chiudendo i tunnel. Morsi, d’altronde, non aveva neanche dato seguito alla promessa di aprire il valico di Rafah, unica via di accesso nella Striscia senza passare da Israele, e di eliminare il visto per i palestinesi, ma si intravedeva la possibilità di un confronto. Il vento però è cambiato e soffia contro Gaza e i suoi abitanti, le vere vittime dell’embargo, costretti a vivere in un isolamento totale e a fare i conti con la mancanza di beni essenziali, come alcuni farmaci.

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