L’ok di Damasco alla proposta lanciata dal ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov di porre l’arsenale chimico siriano sotto il controllo della comunità internazionale – apparentemente rilanciando un commento fatto poco prima dal segretario di Stato Usa John Kerry- potrebbe essere una vera svolta nel conflitto che da oltre due anni insanguina il Paese. Se si tratterà di una svolta positiva o negativa, molto dipenderà dalla reale volontà di Mosca di costringere Bashar Al Assad a liberarsi delle sue armi proibite.
«Un possibile passo avanti per evitare l’attacco militare, ma bisogna mantenere la pressione». Così è stata definita dal presidente Usa la proposta della Russia, che ha già incassato il primo sì di Damasco, di mettere sotto controllo Onu gli arsenali chimici della Siria in vista di una loro distruzione.
«Ho parlato di una soluzione diplomatica sulla Siria con Putin durante il G20 – ha dichiarato il capo della Casa Bianca – questa è la continuazione di quelle conversazioni».
Attraverso una campagna di comunicazione senza precedenti, dieci interviste rilasciate ieri nel giro di poche ore alla vigilia di un discorso alla Nazione, Obama ha lasciato intravedere un’apertura, pur rimanendo prudente e riservandosi di verificare che la proposta di Mosca non sia solo una strategia per prendere tempo.
«Ho sempre preferito una soluzione diplomatica al problema – ha detto alla Nbc – anche se un accordo con Bashar al-Assad non risolverebbe il terribile conflitto siriano». Poi, ha aggiunto, «preferirei essere in grado di raggiungere questo obiettivo limitato senza un’azione militare. John Kerry e il mio team di sicurezza nazionale si impegneranno con i russi e la comunità internazionale nel vedere se possiamo arrivare ad una seria alternativa».
Obama è sempre meno sicuro di riuscire a incassare il voto favorevole, rimandato di 24 ore, del Congresso all’intervento, e l’azione militare non è gradita dall’opinione pubblica: [url”il 63% degli americani, secondo gli ultimi sondaggi, boccia l’intervento in Siria”]http://www.globalist.it/Detail_News_Display?ID=48769&typeb=0&Siria-il-63-degli-americani-dice-no-alla-guerra[/url].
Michelle Obama: sono contraria alla guerra – Anche Michelle Obama, come la netta maggioranza degli americani, è contraria ad una nuova azione militare degli Stati Uniti. Ad ammetterlo è stato lo stesso marito durante le interviste concesse alle principali emittenti televisive per spiegare le ragioni di un eventuale intervento in Siria. “I miei stessi familiari sono molto indecisi e sospettosi”, ha detto il presidente alla Pbs, mentre, rispondendo alle domande della Nbc, è stato ancora più esplicito: “se chiedeste a Michelle se veramente vogliamo coinvolgerci in un’altra guerra, la risposta sarebbe no”.
Casa Bianca: priorità alla democrazia – La proposta russa ha sparigliato, quindi, le carte a Washington. Un consigliere della Casa Bianca ha informato i deputati democratici che la diplomazia, piuttosto che un’azione militare, è ora la priorità sulla Siria.
Kerry: attendiamo piano russo, ma non a lungo – “Non ci può essere una soluzione politica alla crisi siriana se Assad continuerà ad usare armi chimiche”. Queste le parole del segretario di Stato, John Kerry, sottolineando come gli Usa aspettano di conoscere il piano russo sulla consegna dell’arsenale chimico di Damasco. “Ma non possiamo aspettare a lungo”, ha incalzato.
Paesi del Golfo: la proposta Mosca non fermerà il bagno sangue – I Paesi del Golfo Persico hanno affermato oggi che la consegna delle armi chimiche siriane al controllo internazionale non fermerà il bagno di sangue in Siria. E hanno fatto sapere di essere pronti a fronteggiare qualunque minaccia possa derivare da un’azione militare contro Damasco.
Cameron: Mosca e Damasco dimostrino che fanno sul serio – Nel dibattito entra ancue il premier britannico, David Cameron, e ha avvertito che la Russia e il governo siriano dovranno dimostrare che il piano per mettere sotto controllo l’arsenale chimico di Damasco non è solo un modo per prendere tempo.
“L’onere ora è a carico del governo russo e del regime di Assad che devono dare seguito all’iniziativa per dimostrare che l’offerta e’ seria e genuina”, ha dichiarato il portavoce di Downing Street, sottolineando che restano ancora molte questioni aperte. “Questo non può essere in alcun modo un processo infinito”, ha aggiunto il portavoce, “dobbiamo essere molto vigili sul rischio di tattiche dilatorie”.