da Tripoli
Francesca MarrettaA due anni dalla fine della Guerra civile in Libia, Bengasi resta dei posti più insicuri del paese. A cadenza giornaliera i media locali riportano di omicidi, bombe, violenze nella città. Decine di alti ufficiali della sicurezza libica sono stati assassinati a Bengasi. L’ultimo è stato il capo della polizia militare, il Colonnello Ahmed Mustafa al-Barghati, ucciso venerdì scorso all’uscita della moschea.
Questo omicidio di alto profilo ha scatenato l’ennesima battaglia tra fazioni rivali. A Bengasi sedi diplomatiche e ed edifici governativi sono stati colpiti da bombe e autobombe.
Se il rapimento-lampo del primo ministro libico Ali Zeidan ha dimostrato che in Libia le milizie sono forti e lo Stato è debole, in questo paese la vita continua. Mentre miliziani armati fino ai denti perpetuano una sorta di equilibrio del terrore, la popolazione civile continua a sperere in una vita normale, esasperata dal fatto di aver barattato la libertà con l’insicurezza.
Proprio da Bengasi arriva l’ultimo esempio di vitalità in un paese che secondo molti analisti sarebbe classificato come “Failed State” se non fosse per il petrolio. Oggi nella città cirenaica ha aperto i battenti il primo festival di video girati con i cellulari. Trentotto film saranno proiettati fino al 25 ottobre alla Elephant House, il cinema locale. I “registi” sono giovani arrivati da varie parti del paese, da Adjabyia a Sebha.
I filmati hanno una durata massima di cinque minuti. Il festival non prevede specifiche categorie. Alcuni video ripropongono omicidi di cui i video-maker si sono ritrovati testimoni (il che non è raro in Libia), altri, come “Oil Revolution in the Desert”, sono mini-reportage sugli scioperi nei siti petroliferi che hanno afflitto il paese per settimane. Bengasi è stata nominata capitale della cultura libica. Il festival si svolge col patrocinio del Ministero della Cultura.
Se, come diversi analisti suggeriscono, una nuova guerra civile si affaccia in Libia, la popolazione civile starà a casa. Si batteranno le milizie, con una logica di stampo clanico-mafiosa.