Continua l’epurazione tra gli agenti e i magistrati rei, secondo il premier turco Recep Tayyip Erdogan, di avere compiuto “un’operazione sporca”. Venti procuratori, fra cui il procuratore capo di Istanbul e i responsabili delle inchieste anti-corruzione che hanno coinvolto personalità vicine al governo, sono stati rimossi per decisione del Consiglio Supremo dei giudici e dei procuratori (Hsyk, il Csm turco).
La decisione ha creato un vero “terremoto nella magistratura”, come ha scritto il giornale Hurryet, è arrivata dopo che cinque membri del Consiglio si sono schierati con il governo dando una maggioranza di 13 consiglieri su 22 allo schieramento pro-Erdogan.
Proprio Erdogan, a proposito della Tangentopoli turca che lo vede protagonista come leader del governo sotto accusa, ha affermato che dietro agli attacchi dei magistrati si nasconde «il più ampio, pesante e immorale tentativo di colpo di stato». Già la settimana scorsa il governo turco aveva licenziato 350 agenti e alti funzionari di polizia di Ankara sempre nell’ambito dello scandalo di corruzione che il premier ha denunciato come “complotto” ordito contro di lui e il suo esecutivo.
Da quando, il 17 dicembre scorso è scoppiato il caso della “tangentopoli turca”, il governo ha ordinato il trasferimento di centinaia di dirigenti e funzionari di polizia, fra cui i responsabili delle inchieste anticorruzione. Anche due procuratori titolari di due filoni della mani pulite turca sono stati trasferiti. L’opposizione accusa Erdogan di procedere a purghe massicce per insabbiare le inchieste che minacciano il suo governo a poche settimane dalle amministrative del 30 marzo, e della cruciale partita per il controllo di Istanbul.
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