Padre Paolo prigioniero a Damasco?
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Padre Paolo prigioniero a Damasco?

Rapito da al Qaida, poi ceduto al regime di Damasco. Questa, secondo lo storico dissidente siriano Michel Kilo, cristiano, la situazione carceraria di padre Paolo.

Padre Paolo prigioniero a Damasco?
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26 Febbraio 2014 - 15.48


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In un’intervista rilasciata al quotidiano libanese an Nahar, Michel Kilo, il nome più illustre dello storico dissenso siriano, figura di spicco del fronte così detto non armato, ora basato a Parigi, sostiene che padre Paolo Dall’Oglio sia stato rapito da al Qaida, per la precisione dall’Esercito dell’Iraq e del Livante, ISIL (o ISIS, o Daesh nella versione araba) per essere poi ceduto al regime di Damasco. “Come già accaduto con altri sequestrati”, aggiunge il notissimo dissidente, cristiano.

Michel Kilo non cita fonti, si limita ad affermare, e quindi in un certo qual modo ufficializzare, una voce che gira come uno spettro da agosto.

Mai confermata infatti, questa voce, o ipotesi, è stata suffragata anche da affermazioni, riportate da siti web, di oppositori siriani transitati dai penitenziari di massima sicurezza, che avrebbero affermato di aver visto il gesuita romano nelle segrete della Guardia Repubblicana. Voci, che non hanno alcuna conferma, solo una terribile plausibilità.

Intanto senza alcuna ombra sulla loro agghiacciante attendibilità, giungono dalla Siria le foto traumatizzanti, effettuate dall’UNWRA, della popolazione del campo profughi di Yarmuk. Questi profughi sono stati raggiunti dopo mesi che il regime impedisce di portare loro qualsiasi pur minima assistenza alimentare e sanitaria. Sono immagini disastrose. Strazianti. Infami. Qualcosa del genere si è visto solo in immagini relative alla Seconda Guerra Mondiale o alla Cambogia di Pol Pot.

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Passano sulla coscienza del 2013 come se niente fosse. Ma non sarà così… È impossibile che sia così. Queste immagini parlano di un complotto contro l’umanità, complotto che in queste ore passa per il cannoneggiamento di Yabrud, città siriana assediata da Hezbollah e esercito siriano dove ci sono moltissimi residenti cristiani, del cui tragico destino non si parla. E’ un complotto davanti al quale si hanno solo due strade: o denunciarlo o esserne complici.

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