Nell’Ucraina dove il silenzio delle armi sembra reggere, in attesa della formazione del nuovo governo e della cattura del fuggiasco presidente Yanukovich, si profila anche il rischio della secessione. L’attenzione di Mosca si sta infatti concentrando sulla penisola del Mar Nero, dove vive una forte presenza russofona: gli ucraini russi sono la maggioranza, il 60% dei circa due milioni di abitanti. A Sebastopoli, dove si trova una importante base navale russa, si stanno rafforzando gruppi che chiedono l’autonomia da Kiev.
Contro questa ipotesi, oggi migliaia di tatari, almeno cinquemila, sono scesi in piazza a Simferopoli, davanti al Consiglio supremo della Crimea. I tatari costituiscono il 12% della popolazione della Crimea: il loro gruppo etnico è oggetto di atti di discriminazione razziale da parte della maggioranza russofona. Sul posto anche alcune centinaia di sostenitori filorussi, che si sono scontrati con le forze filoeuropeiste, che sventolavano bandiere al grido di “Gloria all’Ucraina! Gloria agli eroi!” e “La Crimea non è Russia!”.
Intanto, le autorità russe hanno agevolato le procedure per concedere i passaporti ai cittadini della Crimea, operazione che permetterebbe loro di potersi trincerare dietro la difesa dei propri cittadini nel caso di un intervento armato nella regione.
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