Siria, tre anni di guerra: rischio generazione perduta
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Siria, tre anni di guerra: rischio generazione perduta

Circa 1,2 milioni di bambini ora vivono come rifugiati nei Paesi ospitanti, quasi mezzo milione soltanto in Libano. L'allarme lanciato dalle Ong.

Siria, tre anni di guerra: rischio generazione perduta
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15 Marzo 2014 - 17.14


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Mentre la crisi in Siria raggiunge oggi la fine di un altro anno di brutale violenza, cinque leader di organizzazioni umanitarie sottolineano che “i tre anni di conflitto hanno sconvolto la vita di milioni di bambini e giovani e una generazione rischia di andare perduta per sempre”. Cosi’ in una nota i massimi responsabili di Unicef e Unhcr e alti rappresentanti di Mercy Corps, Save the Children e World Vision International.

Secondo alcuni dati 1,2 milioni di bambini ora vivono come rifugiati nei Paesi ospitanti, quasi mezzo milione soltanto in Libano. Sono 37.000 i bambini rifugiati nati dall’inizio del conflitto, inoltre quasi 3 milioni di bambini non stanno frequentando le lezioni su un base regolare e un quinto delle scuole in Siria e’ stato distrutto, danneggiato o utilizzato per scopi militari. Il conflitto ha distrutto le infrastrutture essenziali, da cui i bambini dipendono per la salute e il 60% dei centri di salute all’interno della Siria e’ stato distrutto e di conseguenza i tassi di vaccinazione sono crollati, vedendo una recrudescenza di malattie mortali come la polio.

L’appello di Ewan McGregor, Goodwill Ambassador dell’Unicef Regno Unito

Piu’ di 2,5 milioni di persone, spiega ancora la nota, sono fuggite nei Paesi vicini. Soltanto nel Libano c’e’ circa un milione di rifugiati registrati, di cui ben 200mila sono bambini sotto i quattro anni. I massimi responsabili di Unicef e Unhcr e alti rappresentanti di Mercy Corps, Save the Children e World Vision International si sono riuniti per una missione congiunta in Libano per sottolineare “l’impatto straziante di oltre tre anni di conflitto sui 5,5 milioni di bambini siriani che vivono in Siria e come rifugiati nei Paesi vicini”. Hanno sottolineato “il ciclo senza fine di violenze, fughe, spostamenti, il peggioramento delle condizioni di salute, i disagi per l’istruzione e l’apprendimento e il grave impatto psicologico su milioni di bambini”.

“Per tre terribili anni – ha detto il direttore generale dell’Unicef, Anthony Lake – milioni di bambini innocenti hanno vissuto un’infanzia che nessuno deve sopportare. I bambini della Siria non possono, e non devono affrontare un altro anno di questo orrore con la violenza e la crudelta’ che ha segnato la loro vita per tre lunghi anni”. Durante il fine settimana, le cinque organizzazioni hanno lanciato un appello congiunto per chiedere la fine dei combattimenti, l’urgente attuazione della risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per concedere l’accesso senza restrizioni in tutta la Siria alle organizzazioni umanitarie imparziali, maggiori investimenti per aiutare i bambini e maggiore impegno per ridurre l’impatto economico della crisi sui paesi ospitanti in particolare su Libano, Giordania, Iraq, Egitto e Turchia.

“I siriani rappresentano la piu’ grande popolazione forzatamente sfollata al mondo. E ci sono piu’ bambini sradicati dalla Siria che da qualsiasi altro Paese- ha spiegato Antonio Guterres, alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati- Hanno bisogno e meritano protezione, cura e istruzione”. Per Justin Forsyth, chief executive di Save the Children, “la situazione dei bambini e delle loro famiglie all’interno della Siria e’ inimmaginabile. I medici ci hanno raccontato di bambini malati che non possono essere trattati a causa del crollo del servizio sanitario. Sappiamo di bambini che sono stati torturati, che sono affamati o considerati mirati in attacchi”.

All’inizio di quest’anno, le cinque organizzazioni hanno presentato la strategia ‘No Lost Generation’ per 1 miliardo di dollari per migliorare le opportunita’ di istruzione e rafforzare la protezione psicologica per i bambini colpiti dal conflitto; questo e’ di vitale importanza se i bambini – riuscendo a recuperare le loro esperienze e ad acquisire competenze e conoscenze – dovranno svolgere nei prossimi anni un ruolo nella ricostruzione della Siria. “Se il mondo potesse far tornare l’orologio indietro di due anni o piu’, conoscendo la devastazione causata dal conflitto, sicuramente avrebbe potuto fare di piu’ per far finire allora il conflitto – ha concluso Lake- Immaginate cosa succedera’ tra un anno, i costi umani continuano a salire. E’ il momento di dire basta”. Per aderire all’appello change.org oppure in italiano sul sito dell’Unicef .

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