Sono ore di paura per la famiglia di Gianluca Salviato, il tecnico italiano di 48 anni rapito ieri in Libia, nella regione della Cirenaica. Salviato è originario della provincia di Venezia, e lavora da alcuni anni per la Ravanelli di Venzone (Udine), società che opera nel settore della costruzioni. L’identità dell’uomo, riferita oggi da alcuni quotidiani, ha trovato conferma in ambienti investigativi che seguono la vicenda. L’ipotesi prevalente è quella di un sequestro a scopo di estorsione.
La Farnesina segue con il massimo impegno in stretto contatto con ambasciata ed unità di crisi”. Secondo quanto si legge sui media libici, l’uomo è il dipendente di una ditta di costruzioni italiana che sta lavorando ad un progetto infrastrutturale a Tobruk. Ad avvalorare la tesi del rapimento, il giornale libico riporta che l’auto del tecnico è stata trovata abbandonata con le chiavi attaccate. Al suo interno sono stati trovati gli effetti personali dell’uomo e anche dei medicinali che l’uomo ha bisogno di prendere quotidianamente, sottolineano ancora sul sito del giornale libico.
Il sito Libya Herald, sottolinea che i motivi dell’eventuale rapimento sono ancora da determinare. Ma ricorda come a metà del mese di gennaio siano stati rapiti a Motouba, sulla strada tra Derna e Tobruk, altri due italiani, gli operai edili Francesco Scalise e Luciano Gallo, che sono stati poi rilasciati il 7 febbraio scorso.