Occidente e pacifismo, a proposito di valori e di mondo plurale
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Occidente e pacifismo, a proposito di valori e di mondo plurale

L’Occidente non capisce di essere divenuto minoranza, in procinto di divenire sempre più marginale, e ora dimentica i propri “valori”. [Giulietto Chiesa]

Occidente e pacifismo, a proposito di valori e di mondo plurale
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17 Maggio 2014 - 16.31


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di Giulietto Chiesa

Ricevo, pubblico e rispondo alla replica di Alessandro alla mia risposta a un suo precedente messaggio.

Ben ritrovato sig. Chiesa.
Mi permetto di replicare perchè trovo affascinante confrontarmi con un uomo illuminato come lei.

Lungi
da me pensare che gli “altri” debbano uniformarsi alle mie idee, anche
perché già la parola altri non mi piace, secondo me non esistono altre
razze ma un’unica razza che è la razza umana, trovo però ineludibile
rispondere ad una domanda, alla quale io stesso ho difficoltà nel
raccapezzarmi e che magari lei con le sue competenze storiche, mi può
aiutare a sciogliere.

Sarò anche sciocco, ma pensare a dei governi come meri “esecutori testamentari” come lei li definisce, mi riempie di scoramento anche perché temo che abbia ragione, ma ciò vorrebbe dire che Darwin era
un folle e che una persona debba rimanere ostaggio della propria storia
invece di prenderla come pietra angolare per evolvere.

Sono consapevole che la maggioranza dei russi (così come tanti altri popoli) 
la pensino come il governo, quello che invece vorrei capire sono solo 3 semplici cose:

1) siamo proprio sicuri che a tutti sia concessa la possibilità di conoscere altri modi di pensare e di vivere oltre a quelli a cui sono indottrinati fin dalla nascita e solo dopo averli conosciuti decidere
se questi si confanno ancora al proprio stile di vita? Senza guardare
lontano, penso alla scarsa libertà di informazione che c’è in Italia che
ha permesso a Berlusconi (ma anche a quelli prima e dopo di lui) di
fare sfracelli in questo Paese per un ventennio. E se uno dissente da
questa sedicente maggioranza, lo può
gridare liberamente ad alta voce o è doveroso sottomettersi perché siamo
pacifici? Non saprei scegliere e mi auguro di non doverlo mai fare, gli
alleati in base alla loro pericolosità militare, sarebbe la fine di
questo pianeta (d’altronde la vita è già scomparsa 7 volte dalla faccia
della terra, una più, una meno fa poca differenza):

2) tutti i valori devono essere assimilati tranquillamente? Quindi anche l’incesto, lo stupro (Africa), le leggi omofobe (Russia), lo sfruttamento delle persone (Cina), la mancata previsione del reato di tortura (Italia), la pena di morte
(alcuni stati degli Stati uniti) se trattasi di valori
comunemente accettati in un paese? E se noi li stigmatizziamo siamo
razzisti e 

antidemocratici? 
Non mi
sottovaluti, non credo che gli Usa e l’Europa vogliano esportare
la democrazia con la guerra, ma solo aumentare il loro potere
imperialistico e sfruttare materie prime e manodopera a basso costo, per
poi lamentarsi se gli altri emigrano. Come vede non esistono domande di destra o di sinistra,ma le risposte si, quelle si che possono essere molto diverse tra loro;

3)
una volta stabilito cosa è esecrabile sulla base del nostro
vivere quotidiano, anche lei d’altronde riconosce le storture delle
dittature occidentali e orientali, cosa facciamo? Facciamo un embargo
culturale ed economico contro tutti e anche contro noi stessi, oppure
decidiamo di intraprendere una battaglia (civile) alla volta, senza pregiudizi e ideologie? Per prima cosa lo possiamo fare con il voto (quando ce lo permettono) e 

secondo, quale con la battaglia è più civile ovvero con il dialogo e il confronto. Non credo che riusciremo mai a parlare un linguaggio universale, un esperanto della conoscenza prima e del rispetto reciproco dopo.

Con immutata stima

Alessandro

bandiera della pace

Leggo con attenzione la replica di Alessandro e la trovo piena di legittimi interrogativi e anche, di nuovo, di qualche fraintendimento.  Io
non sono indifferente ai “valori”. Ho detto che nei nostri valori, in
generale, credo. E sono pronto a battermi (e lo faccio) per
affermarli. Qui da noi, in Occidente, visto che, qui da noi, in
Occidente, essi sono molto più frequentemente violati che realizzati. Non sono neutrale e credo sia necessario non esserlo. In questo sono rispettoso di altri punti di vista, ma non sono un “pacifista etico”. Nello
stesso tempo sono per intensificare la discussione con le altre
civilizzazioni e culture per verificare differenze e convergenze e le
vie per lo sviluppo di un confronto costruttivo. Penso che questo sia
saggio e utile e che debba essere pensato come un processo senza fine. 
Ma
sono convinto che ci sono differenze, storiche e culturali, che non
possono essere cancellate. I tempi delle storie dei popoli sono lunghi e
diversi.
Non c’è atto di volontà e imperativo morale che possano modificarli. La morale non è applicabile ai processi storici
(questo io penso), ma soltanto agli atti concreti che vengono compiuti
da individui concreti in un dato momento. Voglio dire che non è nemmeno
giusto applicare i criteri della morale odierna agli atti compiuti qui
in altre epoche storiche.

Dunque bisogna essere realisti e pragmatici e, dove non si può modificare, limitarci a capire, o tentare di capire, gli altri.
L’infibulazione
è per me orribile.  Ma non è accettabile, sotto nessun profilo, imporre
le mie regole a uomini e donne che si trovano immersi in quelle
credenze senza averle scelte, ma solo perché le hanno ereditate. Se lo
farò, eserciterò una violenza su di loro. Che sarà per essi
incomprensibile e ingiusta. Un’altra violenza per eliminare una violenza.

Questo
è il contrario del progresso culturale e morale. Potrò – se ne sarò
capace – avviare un processo di “acculturazione” che consenta a quella
civiltà di avvicinarsi, se ne sarà capace, volontariamente, a un
superamento della “propria” violenza. Eccetera. o che questo è molto
difficile, tremendamente difficile. Ma penso che questo sia utile anche a
noi, per capire gli altri.

L’Occidente non solo non è stato capace di tentare questa strada, ma l’ha rifiutata.
In ciò mostrando la propria incultura. Una incultura non meno violenta
anche se esercitata in nome di una civilizzazione. Peggio: l’Occidente
non ha ancora compreso di essere divenuto minoranza e di essere in procinto di divenire sempre più marginale.
Poiché rifiuta di capire la realtà presente, l’Occidente sta diventando
sempre più prepotente e violento, dimenticando così i propri “valori”.
Un bel guaio.

Spero che le altre civilizzazioni ci costringano a fermare la nostra presunzione e le nostre pulsioni belliche.
Di una cosa sono certo. L’Occidente ha portato il mondo sull’orlo del
precipizio. Non sarà la cultura dell’Occidente a salvarlo. Non da sola.
Di questo sono assolutamente certo.

Cordiali saluti

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