Gaza, 95 morti e 600 feriti: Hamas: resisteremo
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Gaza, 95 morti e 600 feriti: Hamas: resisteremo

Mentre i bombardamenti aerei continuano, uno dei leader dell'organizzazione palestinese minaccia: siamo pronti a combattere per mesi.

Gaza, 95 morti e 600 feriti: Hamas: resisteremo
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11 Luglio 2014 - 14.59


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Non c’è tregua sulla striscia di Gaza, dove il bilancio delle vittime inizia a toccare cifre preoccupanti: al momento si parla di 95 vittime e circa 600 feriti, ma visti i continui raid aerei, la strage potrebbe diventare peggiore, se mai fosse possibile. Hamas non fa un passo indietro, anzi, uno dei leader Mahmud a-Zahar, ha lanciato un avvertimento durante un’intervista telefonica: “Hamas è pronto a combattere per mesi. Vogliamo la rimozione del blocco di Gaza e la liberazione dei prigionieri”. Intanto, la situazione sta destando preoccupazione, sia nei per l’Onu, che condanna l’eccessiva violenza utilizzata, e gli Stati Uniti, che temono che Israele invada Gaza.

Obama chiama Netanyahu – Il presidente americano, Barack Obama, ha telefonato al premier israeliano, Benjamin Natanyhau, condannando i lanci di razzi su Israele ed esprimendo preoccupazione per il rischio di un’ulteriore escalation della situazione. Già in serata gli Stati Uniti avevano espresso apprensione. “Nessuno vuole assistere ad un’invasione di Gaza da parte di Israele. Per questo è importante un allentamento delle tensioni”. Così la portavoce del Dipartimento di Stato, Jennifer Psaki.

Richiesta analoga anche dal presidente russo Vladimir Putin ha invocato – durante una telefonata con Benyamin Netanyahu – uno stop “urgente del confronto armato” tra Israele e Hamas. Lo riferisce il Cremlino. Durante la conversazione, Putin ha definito “indispensabile” interrompere la spirale di violenza e ha notato che la situazione nella Striscia di Gaza si sta “rapidamente degradando”. La conversazione, secondo una nota della presidenza russa, è avvenuta su iniziativa del premier israeliano.

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I razzi di Hamas sull’aeroporto di Tel Aviv – Hamas ha rivendicato la salva di razzi lanciati verso Israele – e per cui sono risuonate le sirene nella zona di Tel Aviv – come il suo primo deliberato tentativo “di colpire l’aeroporto Ben Gurion”. Lo riporta Ynet sostenendo che la fazione islamica ha fatto sapere di aver lanciato quattro razzi M-75 verso l’aeroporto.

Un ‘avvertimento’ alle linee aeree straniere di sospendere i voli per Tel Aviv e’ stato lanciato dal braccio di armato di Hamas. In un comunicato le Brigate Ezzedin al-Qassam (braccio militare di Hamas) affermano che ormai l’aeroporto Ben Gurion sarebbe divenuto insicuro perché può essere colpito dalla Striscia di Gaza. Dal testo viene lasciato intendere che potrebbe essere preso di mira ancora in futuro.

Zona calda – Un crescendo di violenza nella guerra, per ora solo “aerea”, fra Israele e Hamas: al terzo giorno di ostilità i raid aerei dello stato ebraico sulla Striscia di Gaza il bilancio si è appesantito ad almeno 80 morti e 550 feriti, mentre Israele ha fronteggiato una tempesta di 365 razzi, una media di uno ogni 10 minuti, intercettati dal sistema difensivo Iron Dome per un buon 90%. Ma molti diretti verso città distanti fino a 150 km da Gaza e perfino nelle vicinanze dell’impenetrabile centrale nucleare israeliana di Dimona.

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Hamas: “Pronti alla guerra”
– “Hamas è pronto a combattere per mesi”: è l’avvertimento giunto da Mahmud a-Zahar, dirigente di Hamas, in un’intervista telefonica ad una emittente di Gaza. Un cessate il fuoco, ha aggiunto, dovrà rispettare le condizioni di Hamas come la rimozione del blocco di Gaza e la liberazione dei detenuti arrestati il mese scorso.


Libano, sparato razzo verso nord di Israele
– Un razzo è stato sparato dal sud del Libano verso il nord di Israele, senza fare vittime né danni. Il razzo si è abbattuto in un campo. Lo riferiscono fonti militari.

Preoccupazione dell’Onu – Intervenendo a una riunione del Consiglio di sicurezza il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon si è detto preoccupato per la situazione. È più urgente che mai trovare terreno comune per ritornare alla calma e ad un cessate il fuoco” a Gaza, ha detto Ban Ki-moon. Ban ha parlato con il premier israeliano Benyamin Netanyahu e con il presidente dell’Autorita’ Nazionale Palestinese Abu Mazen, lanciando un appello alla “massima calma” e a fare il possibile per “evitare il rischio di una ulteriore escalation”. Il segretario generale dell’Onu condanna il lancio di razzi da Gaza, ma denuncia anche come “l’eccessivo uso della forza da parte di Isarele sia intollerabile”.

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Israele – Ma l’ambasciatore israeliano all’Onu, Ron Prosor, intervenendo alla riunione del Consiglio di Sicurezza sul Medio Oriente, ha sottolineato che il Paese sta portando avanti “un’operazione di autodifesa”, ricordando che negli ultimi tre giorni sono stati lanciati 442 razzi su Israele, circa uno ogni dieci minuti. “Nessun Paese avrebbe accettato la minaccia che Israele sta fronteggiando”. L’ambasciatore ha poi affermato che Hamas deve essere delegittimata e smantellata.

Il premier israeliano, Benyamin Netanyahu, fa sapere oggi che con Hamas “una tregua non è in agenda”, mentre stamani, dopo due giorni di diniego, l’Egitto ha finalmente acconsentito ad aprire una parziale valvola di sfogo per la popolazione palestinese intrappolata della Striscia riaprendo il valico di Rafah: una misura, che comunque non trova ancora riscontri concreti sul terreno, definita dall’ambasciata palestinese al Cairo “eccezionale” e decisa per consentire l’evacuazione in ambulanza almeno di feriti gravi verso gli ospedali del Sinai.

Ieri le parole del presidente israeliano Shimon Peres sono risuonate come un ultimatum: o si ferma il lancio di razzi da Gaza, o un’operazione di terra, paventata da giorni, diventerà inevitabile. Mentre il presidente palestinese, Abu Mazen, ha replicato denunciando “un massacro, un genocidio” a Gaza.

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