Il Papa in Corea: il mondo è stanco della guerra
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Il Papa in Corea: il mondo è stanco della guerra

Tre razzi a corto raggio hanno salutato l'arrivo del Pontefice a Seul: il mondo è stanco della guerra, trovate la pace tra nord e sud.

Papa Francesco
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14 Agosto 2014 - 10.12


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La Corea del Nord ha lanciato altri due razzi a corto raggio nel mar del Giappone nel mezzo della visita pastorale di Papa Francesco in Corea del Sud. I lanci, avvenuti nel pomeriggio sempre nei pressi di Wonsan, si sommano ai primi tre sparati poco prima dell’atterraggio del pontefice a Seul.

Le parole del Papa. «È una grande gioia per me venire in Corea, la ‘terra del calmo mattinò, e fare esperienza non solamente della bellezza naturale del Paese, ma soprattutto della bellezza della sua gente e della sua ricchezza storica e culturale». Sono queste le prime parole che Papa Francesco rivolge alle autorità politiche e istituzionali, durante il ricevimento ufficiale nella Blue House di Seul, nel primo discorso della visita apostolica nella Corea del Sud.

La Corea non si scoraggi nel perseguire gli obiettivi della pace, dell’unità del suo Paese, della giustizia. È l’esortazione di Papa Francesco a Seul, pronunciata durante il discorso ufficiale davanti alle autorità istituzionali e politiche, tra cui la Presidente della Repubblica coreana Park Geun-Hye, nel salone di rappresentanza della Blue House a Seul. «L’eredità nazionale coreana è stata messa alla prova nel corso degli anni dalla violenza, dalla persecuzione e dalla guerra – ricorda il Papa – Ma nonostante queste prove, il calore del giorno e l’oscurità della notte hanno sempre dato luogo alla calma del mattino, cioè ad un’immutata speranza di giustizia, pace e unità». Esclama Francesco: «Che grande dono è la speranza! Non possiamo scoraggiarci nel perseguimento di queste mete – esorta Jorge Mario Bergoglio – che non vanno solo a beneficio del popolo coreano, ma dell’intera regione e del mondo intero».

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«È particolarmente importante per noi riflettere sulla necessità di trasmettere ai nostri giovani il dono della pace. Questo appello ha un significato del tutto speciale qui in Corea, una terra che ha sofferto lungamente a causa della mancanza di pace», osserva esprimendo il suo «apprezzamento per gli sforzi in favore della riconciliazione e della stabilità nella penisola coreana» e incoraggiando «tali sforzi, che sono l’unica strada sicura per una pace duratura». Francesco ribadisce che «la ricerca della pace da parte della Corea è una causa che ci sta particolarmente a cuore perché influenza la stabilità dell’intera area e del mondo intero, stanco della guerra. La ricerca della pace rappresenta anche una sfida per ciascuno di noi e in particolare per quelli tra voi che hanno il compito di perseguire il bene comune della famiglia umana attraverso il paziente lavoro della diplomazia».

«Abbattere i muri della diffidenza e dell’odio, promuovendo una cultura di riconciliazione e di solidarietà». È «l’eterna sfida» che Papa Francesco richiama durante il discorso ufficiale davanti alle autorità istituzionali e politiche, tra cui la Presidente della Repubblica coreana Park Geun-Hye, nel salone di rappresentanza della Blue House, a Seul. «La diplomazia – ricorda il Papa – come arte del possibile, è basata sulla ferma e perseverante convinzione che la pace può essere raggiunta mediante il dialogo el’ascolto attento e discreto, piuttosto che attraverso reciproche recriminazioni, critiche inutili e dimostrazioni di forza. La pace non è semplicemente assenza di guerra, ma opera della giustizia».

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La pace. Il Papa incoraggia «gli sforzi per riconciliazione e stabilità nella penisola coreana», «unica strada» per una «pace duratura». E ricorda che la ricerca della pace da parte della Corea «influenza la stabilità dell’intera area e del mondo intero, stanco della guerra». Lo ha detto incontrando le autorità nel Palazzo presidenziale di Seul. Nel primo discorso ufficiale del suo viaggio nella Repubblica di Corea papa Francesco ha affrontato il problema della divisione della Penisola e del popolo coreano in due Stati, al Nord e al Sud, che risale al 1953 e l’ha messa in rapporto con la pace dell’intera Asia e di tutto il mondo. L’incontro con le autorità – circa 200 persone tra cui, tra gli altri, membri dell’esecutivo, delle istituzioni della Repubblica, una rappresentanza del Corpo diplomatico – si è svolto nel Salone dei ricevimenti del Palazzo presidenziale. Questo, chiamato «Blue house», prende il nome dal colore tradizionale delle 150 mila tegole che ricoprono l’edificio centrale e le due dipendenze laterali. La «eredità nazionale» della gente di Corea, ha dunque osservato papa Bergoglio, è stata «messa alla prova nel corso degli anni da violenza, persecuzioni e guerra» ma i coreani «non hanno perso speranza» di giustizia pace e unità, e queste sono mete a beneficio non solo del popolo coreano, ma dell’intera regione e del mondo intero. Papa Bergoglio ha quindi chiesto impegno per «trasmettere ai giovani una eredità di pace» e ha osservato che «questo appello ha un significato del tutto speciale qui in Corea, una terra che ha sofferto lungamente a causa della mancanza di pace. »Esprimo – ha proseguito il Pontefice – il mio apprezzamento per gli sforzi in favore della riconciliazione e della stabilità nella penisola coreana e incoraggio tali sforzi, che sono l’unica strada sicura per una pace duratura. La ricerca della pace da parte della Corea – ha rimarcato – è una causa che ci sta particolarmente a cuore perchè influenza la stabilità dell’intera area e del mondo intero, stanco di guerra«.

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