Se per davvero la linea della Casa Bianca è quella espressa da Marc Lynch, prestigioso docente della George Washington University e di conclamata osservanza obamiana , beh possiamo metterci l’anima in pace: Obama ci sta portando verso un IS, o ISIS se preferite la vecchia sigla, cento volte più potente dell’attuale.
Obama, e i suoi raffinati strateghi, partono da un dato incontrovertibile: la politica di esclusione dell’IRAN dal Nuovo Medio Oriente creato dai neocon è fallita. Ok, questo è indiscutibile. Basta vedere quel che succede: gli iraniani vincono nello Yemen, vincono in Iraq, vincono in Siria, vincono in Libano: è riuscita la politica di escluderli?
Bene, in questo quadro il presidente pensa a coinvolgerli in un nuovo ordine che, sul disastro creato dal suo Paese, dal suo predecessore e dalla sua inerzia ormai triennale, crei un nuovo ordine. Bello. Ma come? Imbarcando in questo nuovo ordine gli iraniani.
Beh, uno stratega meno raffinato di quelli obamiani, direbbe: non era meglio farlo tre anni fa, prima che si pappassero tutto? Ma lasciamo stare queste futili domande. Vediamo il loro progetto.
Cercare un riavvicinamento tra le parti sulla base di quanto fatto con la formazione del nuovo governo iracheno, dal quale è stato espulso al-Maliki. Cioè gli starteghi obamiani mostrano di credere che davvero in Iraq sia stato creato un governo “inclusivo” dei sunniti, perseguitati dal precedente governo Maliki.
Quali prove hanno dalla loro? C’è un atto che dimostri nei fatti il loro credo? C’è qualche tribù sunnita che ha recuperato fiducia nel governo iracheno? Chi può citarne un nome?
Alla Casa Bianca ci credono e quindi credono in cambio di questo possano chiedere ad Arabia Saudita e Turchia di disarmare le milizie sunnite, senza ottenere però nulla in cambio in Siria. Infatti nel Paese dove gli iraniani stanno investendo tutto per consolidare il loro progetto di asse miliziano Iran-Iraq-Siria-Libano e arrivare così a creare un impero khoeminista fino al Mediterraneo, la sola proposta messa sul piatto dagli obamidi è quella di arrivare a dei cessate il fuoco locali: cioè esattamente ciò che Assad sogna da un anno, come ha detto addirittura il suo quasi alleato Lahdar Brahimi. Nessun aiuto si vede per gli “insorti moderati”, nessun progetto per fermare la hezbollstanizzazione del Libano.
Dopo 300mila morti in Siria, osservati con disinteresse dai palazzi del potere a stelle e strisce, presentarsi con una simile visione è veramente causa di sconforto. Anche perché con ogni probabilità determinerà un rapido svaporare del “sogno” di trasformare Rohani in un riformista. Tutto questo per riuscire a dire prima che il mandato presidenziale scada, “la guerra continua e noi ce ne andiamo”, lasciando però nei guai non solo gli arabi, ma anche noi.