Azerbaigian: questa terra è di chiunque la abita
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Azerbaigian: questa terra è di chiunque la abita

Martelloni: le religioni non sono e non debbono essere tragico pretesto per contrapposizioni che hanno altrove la loro origine.

Azerbaigian: questa terra è di chiunque la abita
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11 Dicembre 2014 - 21.26


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di Romolo Martelloni

Era il 22 maggio 2002 e da Baku, capitale dell’ Azerbaigian, Giovanni
Paolo Secondo lancio’ questo grido di speranza: «Da questo Paese, che
ha conosciuto e conosce la tolleranza come valore preliminare di ogni
sana convivenza civile, vogliamo gridare al mondo: Basta con la guerra
in nome di Dio! Basta con la profanazione del Suo Nome Santo! Fino a
quando avrò voce io griderò: Pace, nel nome di Dio! ». Dunque, le
religioni non sono e non debbono essere tragico pretesto per
contrapposizioni che hanno altrove la loro origine. Dalla Conferenza
sulla Multireligiosita’ in Azerbaigian (“La convivenza religiosa nei
Paesi di tradizione islamica. Coesistenza tra diverse religioni in un
Paese musulmano: l’esperienza dell’Azerbaigian”), svoltasi il 10
dicembre presso la Sala Eventi attigua all’ Universita’ Gregoriana, e’
questo il messaggio che ne e’ venuto fuori e che tutti i relatori
hanno posto l’accento riguardo il ”modello Azerbaigian”, un modello
dove, per dirla con le parole del presidente Aliyev, ”tutta la gente
vive in amicizia e cordialità come se fosse un’unica famiglia. In
Azerbaigian non ci sono mai stati conflitti religiosi, etnici o
incomprensione, e questa è la nostra più grande risorsa”. La
conferenza, organizzata dal Parlamento della Repubblica
dell’Azerbaigian, con il patrocinio del Senato della Repubblica
Italiana, su iniziativa del Gruppo Interparlamentare
Azerbaigian-Italia e l’Associazione Azerbaigian–Italia, ha inteso
mettere in evidenza la situazione attuale in alcuni Paesi di
tradizione islamica, dove convivono cristiani, musulmani ed ebrei, tra
cui in primo piano l’Azerbaigian, da sempre modello di tolleranza
religiosa.
La conferenza ha coinvolto Istituzioni politiche e religiose
dell’Azerbaigian, dell’Italia, dello Stato Pontificio e di altri paesi
europei ed extra-europei, oltre che i principali atenei e centri di
studi e ricerca.

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L’esperienza dell’Azerbaigian e’ molto positiva e offre un
contributo costruttivo ai processi procedenti nel mondo. La
consapevolezza di essere dei pellegrini alla ricerca della verità
consente un dialogo franco e sincero tra credenti di religioni
diverse. Come ha sottolineato l’on. Azar Karimli, che ha voluto
fortemente la Conferenza a Roma. E’ questo il messaggio principale
uscito dall’incontro romano, nella misura in cui il pellegrinaggio
della verità è vissuto autenticamente, esso apre al dialogo con
l’altro, non esclude nessuno e impegna tutti ad essere costruttori di
fraternità e di pace, come il caso della citta’ di Gakh nel nord dell’
Azerbaigian dove nel giorno di San Giorgio si ritrovano cristiani e
musulmani in un unico segno di speranza e di pace. La crisi dei valori
umanitari, l’aumento dell’intolleranza, la situazione di emergenza in
molti paesi musulmani e non, sono fattori di grande preoccupazione ma,
dopo ”Le catacombe del dialogo e della tolleranza”, come le
descrisse il cardinal Ravasi commentando l’apporto economico della
Fondazione Aliyev per il restauro delle tombe di San Marcellino e
Pietro sulla via Casilina, ancor di piu’ dal paese caucasico e’ giunto
un segnale di rispetto e di alta sensibilita’ sui valori culturali per
le altre religioni. In occidente e in Italia, epicentro della
cristianità cattolica, un tema poco noto e misconosciuto è quello
della primogenitura del Cristianesimo e della chiesa dell’Albania
Caucasica rispetto agli altri Paesi dell’area. Il nome Albania
Caucasica designa un’entità storica, statuale estesa sui territori
dell’attuale Repubblica dell’Azerbaigian e parte del Daghestan. Una
denominazione greco-latina, che andrebbe pronunciata con accento sulla
penultima vocale, per distinguerla dall’Albanìa Balcanica. Secondo le
fonti scritte, il territorio dell’Albania, fra I e VII secolo si
estendeva dalle montagne del Caucaso a nord, fino al fiume Arasse a
sud, dall’Iberia ad ovest fino al Mar Caspio ad est.
E allora perche’ le religioni spesso debbono essere tragico pretesto
per contrapposizioni che hanno altrove la loro origine? Prendiamo
l’esempio degli ebrei della montagna, che vivono in Azerbaijan e i
principali insediamenti si trovano in nella regione di Quba. La
presenza degli Ebrei in Azerbaigian è datata sin da dopo la
distruzione del Primo Tempio e non ha mai incontrato episodi di
antisemitismo: l’esistenza di una comunità così solida ha favorito i
rapporti in particolare tra Israele e Azerbaigian sotto il profilo
culturale.La situazione degli ebrei in Azerbaijan è ideale.
L’Azerbaijan è un esempio di collaborazione tra fedeli di diverse
religioni.

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La storia a Baku s’affastella, senza memoria univoca: di chi è
questa terra? A cui un detto popolare risponde: Questa terra è di
chiunque la abita.
Alla Conferenza, che ha visto come moderatori Fiorello Provera,
gia’ europarlamentare e primo presidente dell’ Interparlamentare
Italia-Azerbaigian e Azar Karimli, esponente del parlamento
azerbaigiano e organizzatore dell’incontro, hanno portato i loro
saluti il rabbino capo di Roma, Di Segni, i vicepresidenti del Senato,
Linda Lanzillotta e Maurizio Gasparri, il sen. Sergio Divina, attuale
co-presidente, insieme all’on. Karimli, dell’ associazione
interpalamentare. Era presente l’ambasciatore della Repubblica
dell’ Azerbaigian in Italia, Vaqif Sadiqov.
I Relatori: Kamal Abdullayev, Consigliere di Stato per
il Multiculturalismo e gli Affari Interetnici e religiosi; Mubariz
Gurbanli, Presidente Comitato statale per i rapporti con le
organizzazioni religiose; Azar Karimli, membro del Parlamento della
Repubblica dell’ Azerbaigian; Michail Zabelin, membro del Parlamento
della Repubblica dell’ Azerbaigian; Simran Hasanov, Capo dell’
amministrazione del Dipartimento dei Musulmani del Caucaso; Milikh
Yevdayev, Presidente Comunita’ Ebraica Azerbaigian; Robert Mobili,
Capo della Comunita’ degli Udini Albanici dell’ Azerbaigian; Fiorello
Provera, Politico Europeo, Presidente della Fondazione European Center
for Freedom and Democracy; Claudio Lo Jacono, Presidente Ipocan
(istituto per l’Oriente); Victor Magiar, responsabile della Cultura
dell’Unione Comunita’ Ebraiche Italiane; Saul Meghnagi, gia’
Presidente dell’ Isf e dell’ Ires; Adnane Mokrani, Professore
Associato di studi Arabi e islamici presso il Pontificio Istituto di
Studi Arabi e d’Islamistica di Roma; Yhaya Pallavicini,
Vicepresidente e Imam del Co.Re.Is (Comunita’ Religiosa islamica). Ha
portato i saluti e ha chiuso la conferenza, la dott.ssa Paola
Casagrande Presidente dell’ Associazione Italia-Azerbaigian che ha
organizzato insieme all’ on. Karimli la Conferenza .

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