Una Felice intuizione di Tony Fernandes, imprenditore anglo-malese, l’azienda si è costruita una reputazione di affidabilità e convenienza che l’ha portata a far volare oltre 200 milioni di passeggeri in un’apparentemente inarrestabile espansione dei servizi nell’Asia del boom economico. Sotto lo slogan «Ora tutti possono volare», partendo dalle prime rotte nel Sud-est asiatico serve 21 Paesi, dall’India al Giappone, volando su circa 110 scali.
Prezzi bassi e frequenti promozioni – per rotte più brevi si può volare anche con poche decine di euro – hanno intercettato alla perfezione le crescenti esigenze della nuova classe media asiatica, nella Regione che ha visto un boom del traffico aereo nell’ultimo decennio. Ma se in Europa il settore delle low cost è stato spesso criticato per i suoi servizi poco più che essenziali, Air Asia era stata finora immune da critiche, riuscendo a mantenere un dominio regionale incontrastato nonostante la nascita di decine di concorrenti.
Con una flotta di Airbus A320 da 180 posti con un’età media di tre anni, non aveva mai avuto incidenti seri. Prenotazioni dal sito, sedili comodi, puntualità; la progressiva integrazione specie dell’area del Sud-est asiatico ha fatto il resto. Sull’onda del successo è arrivata una ulteriore espansione delle rotte, regolari ordini per nuovi velivoli con consegne già programmate di altri 475 Airbus al 2026. Grazie alla creazione di compagnie controllate nei suoi mercati principali e più popolosi – tra questi l’Indonesia, con 240 milioni di abitanti – negli ultimi anni l’Air Asia ha moltiplicato i voli interni nell’arcipelago, così come in Thailandia, nelle Filippine e di recente anche in India.