Mosca: se armate Kiev, escalation del conflitto
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Mosca: se armate Kiev, escalation del conflitto

Situazione molto delicata sull'asse Mosca-Kiev, e gli Stati Uniti in questo momento rappresentano il vero 'ago della bilancia'.

Guerriglieri ucraini
Guerriglieri ucraini
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10 Febbraio 2015 - 11.34


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Il segretario del Consiglio di sicurezza russo, Nikolai Patrushev ne è certo: “Se gli Stati Uniti decideranno di armare l’esercito di Kiev, nel sud-est ucraino ci sarà un’ulteriore escalation del conflitto. Penso che agiremo con strumenti diplomatici”.

Il governo ucraino è “cautamente ottimista” in vista del vertice previsto domani a Minsk tra Hollande, Merkel, Putin e Poroshenko per far tacere i cannoni nel Donbass, ma bisogna “anche essere pronti al peggior scenario”. Lo ha detto il portavoce del ministero degli Esteri di Kiev, Ievghen Perebiinis, ieri sera in un’intervista all’emittente ucraina Canale 5. Secondo il diplomatico, il summit di domani comunque “non è l’ultima chance” per trovare “una soluzione pacifica” al conflitto.

Una seduta del Gruppo di contatto Kiev-Mosca-Osce-separatisti si svolgerà oggi a Minsk, alla vigilia dell’attesissimo vertice. “La priorità – ha detto una fonte vicina ai negoziati – è il cessate il fuoco e lo sviluppo di meccanismi per monitorarne il rispetto”.

Il conflitto intanto non si ferma. Bombardamenti a Donetsk, si contano vittime anche fra i civili. Nel Sud-Ovest della Russia esercitazioni militari.

Obama dopo vertice con Merkel Gli Stati Uniti sono pronti a fornire armi all’Ucraina se la via diplomatica dovesse fallire. E’ il messaggio che Barack Obama invia alla Russia, confermando quello che già circolava da giorni. E lo ha fatto davanti alla cancelliera tedesca Angela Merkel, ricevuta nello Studio Ovale della Casa Bianca, che dal canto suo ha ribadito il ‘no’ a qualsiasi soluzione militare della crisi. Il franco faccia a faccia tra i due leader – durato circa due ore – si è svolto mentre a Bruxelles i ministri degli Esteri della Ue avevano da poco deciso nuove sanzioni verso Mosca, pur rinviandone l’attuazione. Tutti infatti aspettano di vedere come andrà a finire il vertice di Minsk, dall’esito quanto mai incerto, come ha ammesso la stessa Merkel da Washington. Sottolineando senza mezzi termini come con la crisi ucraina sia oramai in gioco “l’ordine della pace in Europa”.

Con Vladimir Putin, del resto, è sempre più muro contro muro. Lo ‘zar’ del Cremlino, in vista del summit di mercoledì, ha messo in guardia Europa e Stati Uniti usando parole forti: “La Russia non accetterà mai alcun ultimatum”. “Nessuno – ha detto il suo portavoce – ha mai parlato e potrà mai parlare al presidente con il tono dell’ultimatum”. Ma quello lanciato da Obama stasera gli assomiglia molto. Il presidente americano ha infatti puntato più che mai il dito contro il Cremlino: “La Russia ha violato tutti gli impegni presi con l’accordo di Minsk, continuando a operare nell’Ucraina dell’est, inviando soldati e artiglieria pesante e distruggendo interi villaggi”. Per Obama, dunque, le sanzioni – che pur stanno colpendo in maniera durissima l’economia russa – potrebbero non bastare più. E lo ha detto chiaramente durante la conferenza stampa congiunta con la Merkel, pur auspicando “una risposta unitaria” degli alleati europei. “Noi incoraggiamo la soluzione diplomatica. Bisogna andare avanti con le sanzioni”, ha spiegato il presidente americano.

“Ma è vero – ha aggiunto – che ho chiesto al mio team di valutare tutte le opzioni se la diplomazia dovesse fallire. E la possibilità di fornire armi letali difensive – ha aggiunto – è una delle opzioni che viene esaminata e valutata”. Obama ha comunque sottolineato come “nessuna decisione” sia stata ancora presa: “Mi sono consultato con la cancelliera Merkel e lo farò con gli altri alleati”. Ma la convinzione della Casa Bianca – affermano fonti dell’amministrazione statunitense – è che armando Kiev e favorendo una controffensiva degli ucraini possa diventare più difficile per Putin giustificare col popolo russo il coinvolgimento in una guerra mai dichiarata. Un coinvolgimento finora ufficialmente negato dal Cremlino.

Intanto le notizie che, alla vigilia del summit di Minsk, arrivano dal terreno non facilitano la creazione di un clima favorevole all’accordo. Da Kiev, infatti, parte l’ennesima denuncia nei confronti di Mosca: 1.500 soldati russi avrebbero attraversato la frontiera con l’Ucraina tra il 7 e l’8 febbraio, portando con sé anche mezzi e armi pesanti. E sul campo di battaglia si continua a morire, con decine di vittime solo negli ultimi giorni. Nella notte inoltre un impianto chimico è stato colpito a Donetsk, producendo un’esplosione così potente da essere udita in tutta la roccaforte dei separatisti del sud-est ucraino. Una situazione quasi senza controllo, che potrebbe accelerare l’azione da parte di Washington. Col rischio però, sottolineano molti osservatori, di spaccare il fronte occidentale.

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