Quello che poi avrebbe preso il suo posto come eco della Apple, Tim Cook, offrì al co-fondatore Steve Jobs una porzione del suo fegato, per aiutarlo a guarire dalla malattia. Ma Jobs reagì con rabbia, rifiutando l’offerta. È quanto rivela un nuovo libro in uscita in questi giorni, ‘Becoming Steve Jobs’, che racconta molte vicende interne all’azienda tecnologica più importante del mondo ed esamina il rapporto di amicizia tra Jobs ed il suo successore Cook. Alcune anticipazioni del libro, scritto da Rick Tetzeli e Brent Schendler e pubblicato da Fast Company, sono disponibili on line.
L’episodio avvenne nel 2009, quando Jobs, malato di tumore al pancreas, non era in grado di recarsi al lavoro e trascorreva a casa le giornate in attesa di un trapianto di fegato. Cook andava a trovarlo regolarmente e al termine di una di queste visite «lasciò la casa così turbato che decise di farsi un esame del sangue», scrivono gli autori del libro. Cook scoprì così di avere lo stesso raro gruppo sanguigno di Jobs e dopo ulteriori test si convinse della possibilità di effettuare un trapianto di fegato parziale.
Quando Cook informò Jobs delle sue intenzioni, il fondatore della Apple reagì con rabbia. «Mi bloccò subito, quasi prima che le parole mi uscissero dalla bocca», ricorda Cook secondo quanto ricostruito nel libro. «No -disse Jobs- non te lo lascerò mai fare, non lo farò mai». In 13 anni di conoscenza e amicizia, ricorda ancora Cook, «Steve alzò la voce con me quattro o cinque volte» e «questa fu una di quelle volte». Jobs alla fine si sottopose ad un trapianto di fegato nel marzo del 2009. Nell’agosto del 2011 lasciò il suo incarico di ceo della Apple e ad ottobre morì all’età di 56 anni.