Yemen, raid sauditi, sostegno anche dall'Egitto
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Yemen, raid sauditi, sostegno anche dall'Egitto

I responsabili sono i militari sauditi che hanno bombardato postazioni dei ribelli sciiti houthi.

Yemen, raid sauditi, sostegno anche dall'Egitto
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26 Marzo 2015 - 19.58


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Si allarga pericolosamente il conflitto nello Yemen dopo che questa notte aerei sauditi hanno bombardato postazioni dei ribelli sciiti Huthi che, con le forze fedeli all’ex presidente Ali Abdullah Saleh, stanno dilagando nel paese fino a raggiungere Aden, la più importante città del Sud. E resta incerta la sorte del presidente riconosciuto dalla comunità internazionale, Abed Rabbo Mansur Hadi, su cui i ribelli hanno posto una taglia. Secondo fonti della sicurezza citate dall’agenzia Ap, il capo dello Stato ha lasciato la città a bordo di un’imbarcazione per una destinazione sconosciuta.

L’Arabia Saudita ha dispiegato 100 aerei da caccia e 150mila soldati, oltre ad unità navali, nell’ambito dell’offensiva contro i ribelli Huthi nello Yemen: lo riporta l’emittente tv Al Arabiya. L’aviazione saudita ha preso il controllo dello spazio aereo yemenita all’alba di oggi, aggiunge la tv.

L’Egitto ha annunciato il suo pieno sostegno politico e “militare” alla coalizione araba contro gli Huthi in Yemen: lo si afferma in un comunicato del ministero degli Esteri del Cairo citato dall’agenzia ufficiale Mena.

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L’ambasciatore saudita a Washington, Adel al-Jubeir, ha spiegato che il Regno ha lanciato un’operazione militare ribattezzata ‘Tempesta decisiva’ contro gli houthi in Yemen che coinvolge l’aviazione e alla quale ha aderito una coalizione di 10 Paesi. In un comunicato congiunto, Arabia Saudita, Emirati Arabi, Bahrain, Qatar e Kuwait avevano annunciato di aver ”deciso di respingere le milizie houthi, al-Qaeda e l’Is (lo Stato Islamico, ndr) nel Paese”. L’obiettivo comune dell’azione militare è ”proteggere e difendere il governo legittimo” del presidente Abd Rabbo Mansour Hadi. ”Faremo tutto il possibile per proteggere il governo legittimo dello Yemen ed evitare una sua deposizione”, ha spiegato Jubeir.

Gli Stati Uniti non partecipano materialmente all’operazione, ma come spiegato da al-Arabiya Washington sostiene l’offensiva lanciata da Riad. Della coalizione contro gli houthi fa invece parte anche l’Egitto, che ha messo a disposizione forze di terra, navali e aeree. Inoltre il ministro della Difesa saudita, il principe Mohammed bin Salman, ha avvertito Ahmed Ali Abdullah Saleh, figlio del deposto presidente Ali Abdullah Saleh, di non avanzare verso Aden. Per assumere il controllo dello Yemen, gli houthi si sono alleati con i fedeli all’ex presidente Saleh.

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Il ministro degli Esteri yemenita Riad Yassine ha inoltre spiegato ad al Arabiya che le operazioni militari nel Paese continueranno fino a quando gli houthi accetteranno di partecipare ai colloqui di pace e ritratteranno tutte le decisioni assunte dopo la conquista di Sana’a il 21 settembre scorso. ”Non riconosciamo quello che è successo dopo il 21 settembre”, ha detto il capo della diplomazia yemenita ad al-Arabiya, spiegando che l’operazione militare aiuterà gli yemeniti del sud ad ”avere nuovamente fiducia”.

Un atto di ”aggressione senza ritegno”. Così l’agenzia di stampa ufficiale siriana Sana ha definito l’operazione militare. ”Gli aerei da combattimento del Golfo guidati dal regime della famiglia saudita hanno lanciato un’aggressione senza ritegno contro lo Yemen”, si legge sul sito dell’agenzia di stampa Sana.

Il governo siriano guidato dal presidente Bashar al-Assad è alleato dell’Iran, che a sua volta si ritiene alleato dei miliziani sciiti houthi che dal 21 settembre controllano la capitale Sana’a. L’Arabia Saudita e altri Stati del Golfo sono invece importanti sostenitori della rivolta contro il regime di Assad.

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