Dentro una storia tragica se ne trovano sempre altre che conservano frammenti di vite spezzate, di speranze infrante, di esistenze violate. Dentro la guerra irachena e il sangue sparso dall’Isis si consuma la tragedia Yazida, l’olocausto di oggi che fingiamo di non vedere.
Sono sempre di più le testimonianze raccolte dall’Unhcr che raccontano di persone in cerca di protezione internazionale a cui è stato negato l’ingresso, veri e propri profughi “respinti” o che hanno subito violenze alle frontiere esterne dell’Unione Europea.
Non solo, l’Agenzia racconta di un recente incidente avvenuto all’inizio di questo mese presso la frontiera terrestre tra Bulgaria e Turchia, nel quale due uomini iracheni hanno perso la vita. E’ l’ennesima storia che dovrebbe far inorridire l’umanità ma che ormai accettiamo, anestetizzati come siamo, da una continua spettacolarizzazione dell’orrido che alimentano i media e i social network. Video e immagini che ci scivolano addosso, che ingoiamo senza più sentirne il sapore amaro.
Secondo le informazioni ricevute, 12 iracheni, appartenenti alla minoranza Yazida, che stavano cercando di entrare in Bulgaria dalla Turchia, sono stati fermati dalle guardie di frontiera bulgare. Gli iracheni sono stati privati dei loro beni e duramente picchiati. Il gruppo è stato disperso e due degli uomini, che avevano subito lesioni gravi, sono morti per ipotermia sul lato turco del confine. Secondo quanto è stato riferito, una terza persona, che viaggiava con il gruppo, è stata portata in condizioni critiche in un ospedale di Edirne, dopo che la Gendarmeria Turca era stata allertata ed aveva effettuato un’operazione di ricerca delle vittime.
Tutto questo al confine con l’Europa, un continente che si preoccupa, solo dei debiti degli stati e ha dimenticato i popoli.
Ovviamente l’Unhcr esorta le autorità bulgare e turche affinché indaghino su questo terribile incidente. Le testimonianze suscitano orrore e sconcerto per i racconti delle brutalità che possono aver contribuito alla morte di queste due persone che, essendo membri della comunità perseguitata Yazida, erano probabilmente rifugiati.
Il confine con la Bulgaria sta diventando come il Mediterraneo, un luogo di solitudine e morte. I rapporti dell’Unhcr nel 2014 indicano che le persone in cerca di protezione internazionale hanno spesso tentato più volte di attraversare il confine con la Bulgaria, ma hanno dovuto desistere a causa del maltempo, dopo essere state abbandonate dai trafficanti pagati per portarli al di là della frontiera, oppure perché intercettate dalle autorità turche prima di riuscire ad attraversare il confine. Molti, tuttavia, hanno riferito che gli è stato negato l’accesso o che sono stati “respinti” dalle guardie di frontiera bulgare. I “respingimenti” non sono legali in Bulgaria, che è tenuta a far entrare i richiedenti asilo nel proprio territorio. Sono stati segnalati anche casi in cui si è fatto ricorso alla violenza e, spesso, le persone in fuga affermano che i loro soldi e i loro averi sono stati confiscati dalla polizia di frontiera.
È profondamente disgustoso che le persone in cerca di protezione internazionale vengano respinte, spesso attraverso l’uso della violenza. Gli Stati membri dell’Unione Europea che si trovano alle frontiere esterne dovrebbero interrompere queste pratiche e condurre indagini indipendenti e trasparenti sulle accuse di abusi e di pratiche illegali nelle loro regioni di confine.
Non solo, la Bulgaria ha in progetto di aggiungere altri 82 km di recinzioni di filo spinato all’attuale recinzione di 33 chilometri, costruita nel 2014 in risposta all’aumento degli arrivi irregolari, per la maggior parte provenienti dalla Siria. Gli sforzi per ridurre il numero di arrivi irregolari e di richiedenti asilo in Bulgaria hanno avuto un risultato significativo nel 2014, quando gli arrivi sono diminuiti di quasi il 50% rispetto all’anno precedente. Secondo le autorità bulgare, oltre 38.500 persone hanno tentato di attraversare irregolarmente la frontiera tra Bulgaria e Turchia nel 2014. Di questi, circa 6.000 – per lo più siriani, afghani e iracheni – hanno raggiunto la Bulgaria, un calo significativo rispetto ai 11.500 arrivi irregolari registrati nel 2013.
Il limitato accesso ai posti di frontiera, unito alla costruzione di altri recinzioni e alla pratica dei “respingimenti”, lasciano ai richiedenti asilo poche opzioni. L’Unhcr ha ricevuto chiamate di emergenza da parte di persone, per lo più siriani, che stavano camminando da giorni in aree remote e con pessime condizioni meteorologiche per cercare di raggiungere la Bulgaria. La politica di erigere recinzioni e creare nuovi ostacoli invece di fornire ulteriori alternative legali per raggiungere la sicurezza in Unione europea spinge le persone in cerca di protezione internazionale in situazioni sempre più pericolose e che hanno, a volte, conseguenze fatali.
In altre circostanze, l’Unhcr ha espresso preoccupazione per le notizie di alcune misure di controllo praticate alle frontiere che potrebbero mettere a rischio rifugiati e migranti, in particolare in Grecia, dove l’Unhcr ha documentato numerosi casi di “respingimenti”. L’Unhcr rivolgerà le sue raccomandazioni al nuovo governo greco, proponendo miglioramenti su diverse questioni relative alla protezione dei rifugiati, tra cui una gestione delle frontiere che tenga conto delle esigenze di protezione di rifugiati e richiedenti asilo.
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