Orrore dopo orrore. Senza tregua. In una nuova offensiva nell’Iraq centrale, i miliziani hanno catturato e decapitato 25 persone appartenenti alla tribù Abu Faraj a Ramadi, città situata in una delle zone dove di sta combattendo l’avanzata dello Stato Islamico. L’emittente al Arabiya precisa che i membri della tribù si erano rifiutati di consegnare le loro armi e di unirsi ai jihadisti in vista della battaglia contro le forze governative di Baghdad. La notizia non può essere verificata in maniera indipendente. Il premier iracheno Haidar al Abadi aveva nei giorni scorsi annunciato che dopo «la liberazione di Tikrit», a nord di Baghdad, da parte delle milizie sciite sostenute dai militari governativi e dagli aerei della Coalizione guidata dagli Usa, l’offensiva anti-Isis si sarebbe rivolta verso la regione di al Anbar a ovest di Baghdad. E non più verso Mosul, autoproclamata capitale dello Stato islamico nel nord del Paese.
Minaccia agli Usa. L’Isis ha lanciato una campagna mediatica sui social creando l’hashtag #WewillBurnUSAgain (bruceremo ancora l’America) minacciando un altro 11 settembre e attacchi dei lupi solitari. Lo riferisce la direttrice del Site, Rita Katz. Altre fonti hanno segnalato in precedenza l’imminente pubblicazione del video «Bruceremo l’America».
Uccisi 10 medici. I jihadisti dello Stato islamico (Isis) hanno ucciso a sangue freddo con colpi di arma da fuoco alla testa una decina di «medici che si erano rifiutati di prestare cure ai miliziani feriti». Lo riferisce stasera il canale satellitare iracheno Sumariya, che mostra un video diffuso dallo stesso Isis. Secondo l’emittente, il crimine è avvenuto a sud di Mosul, nel nord dell’Iraq, nei pressi di Hamam al Alil.