Piano Ue, Cir: no alle quote fisse, i migranti non sono pacchi postali
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Piano Ue, Cir: no alle quote fisse, i migranti non sono pacchi postali

No alle quote fisse come se le persone fossero pacchi postali o container. Ma puntare piuttosto sul riconoscimento dello status di "rifugiato europeo".

Piano Ue, Cir: no alle quote fisse, i migranti non sono pacchi postali
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13 Maggio 2015 - 10.31


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No alle quote fisse “come se le persone fossero pacchi postali o container”. Ma puntare piuttosto sul riconoscimento dello status di “rifugiato europeo”, una misura che consentirebbe la libera circolazione dei richiedenti asilo tra i paesi dell’Unione. E’ questo il commento di Christopher Hein, direttore del Consiglio italiano per i rifugiati, alla bozza che circola in queste ore sul cosiddetto Piano Junker che sarà approvato domani in Commissione europea. Un primo passo verso la condivisione dell’accoglienza dei migranti tra tutti gli stati membri. Anche se c’è “il rischio concreto che il Piano rimanga solo sulla carta – sottolinea Hein – perché dovrà poi passare per il Consiglio europeo che non più di due settimane fa si è pronunciato in maniera diversa. Di sicuro da domani si dovrà avviare un processo di concertazione con gli Stati che si oppongono all’idea di una condivisione, come l’Ungheria, i paesi baltici e alcuni paesi dell’Europa centrale”.

No alle quote, sì a una misura che punti sul progetto migratorio delle persone. Secondo Hein l’idea di ripartire i rifugiati tra i diversi paesi dell’Unione attraverso un sistema di quote stabilito a priori, da solo non può funzionare. “Questo strumento si basa su uno specifico articolo del Trattato di Lisbona che stabilisce, nel caso di flussi straordinari, che il Consiglio, su proposta della Commissione possa adottare una misura come questa per non gravare solo su alcuni stati – spiega – ma se questo sistema non è accompganto da altre misure correlate non potrà funzionare. La distribuzione non si può fare a tavolino, come se fossero pacchetti postali o container. Si parla di persone che hanno legami nei vari paesi e che hanno un progetto migratorio preciso. Se una volta arrivate a Lampedusa, li mandiamo obbligatoriamente in Slovacchia, il giorno dopo si rimetteranno in viaggio per andare nel pasese dove vogliono stabilirsi”.
Per il direttore del Cir bisogna, duqnue, puntare sul progetto migratorio delle persone. “Un passaggio molto rilevante della bozza riguarda la misura del riconoscimento reciproco tra i paesi, che permette di dare vita al cosiddetto status di rifugiato europeo – aggiunge Hein -. Questo consentirebbe ai richiedenti asilo, una volta riconosciuto loro il diritto alla protezione, di stabilirsi dove vogliono. Tecnicamente si chiama reciproco riconoscimento, praticamente prevede la libera circolazione tra i paesi”. Solo se questa misura sarà garantita si potrà affiancarla al sistema quote, secondo il Cir. “Appena le persone arrivano va fatto un accertamento per capire quali legami dismostrabili hanno nei paesi europei così da indirizzarli verso quegli stati – spiega- . Chi non ha legami dimostrabili potrà rientrare nelle quote stabilite”.

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Il piano risulta, invece, deludente per quanto riguarda la questione del salvataggio in mare. “Su Triton non vediamo niente nuovo conclude Hein – il potenziamento economico che equopara la missione a Mare nostrum era già stato decico dal Consiglio europeo. Non cambiano invece le regole di ingaggio: Triton resta un’operazione di pattugliamento delle frontiere e non una missione di salvataggio in mare. Questo vuol dire che i viaggi continueranno ad essere rischiosi”. (ec)

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